Stefano Cozzolino  
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JANE JACOBS: UN PENSIERO DA NON TRAVISARE


Commento al libro curato da Michela Barzi



Stefano Cozzolino


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Vi è soltanto una certezza – a giudizio di chi scrive – e questa riguarda il fatto che difficilmente sarà possibile aggiungere qualcosa di più sensato, intellettualmente stimolante e al contempo così profondamente rivoluzionario e persistente nel tempo di quanto non abbia già fatto durante tutto il corso della sua esistenza una delle più meravigliose e sensibili menti (urbane) del ventesimo secolo: Jane Jacobs. Un’autrice fondamentale per la cultura urbanistica del XX secolo che ora rileggiamo volentieri nel libro curato da Michela Barzi – Città e libertà (elèuthera, 2020) – riscoprendone la straordinaria attualità.

Premetto che seppure sia sempre preferibile leggere le versioni in lingua originale dei testi di Jane Jacobs così come di ogni altro autore, questo libro ha prima di tutto il merito di 'far parlare' in lingua italiana l’autrice. Naturalmente vi sono sempre dei rischi nel trasporre un testo in un’altra lingua. Tutti sappiamo, perché Umberto Eco ce lo ha insegnato, che tradurre è Dire quasi la stessa cosa (Bompiani, 2003). Ci sono espressioni e terminologie che assumono sfumature differenti da una lingua all’altra ed è quasi un miracolo se il risultato finale non appanna o, peggio, distorce l’originale. In questo caso, invece, le traduzioni della curatrice del libro non minano l’eleganza e la qualità dei testi di Jane Jacobs raccolti nell’antologia. Testi la cui selezione appare pertinente e coerente dal punto della comunicazione del messaggio di un’autrice che è stata rivoluzionaria in passato e che tutt’oggi – basta guardare le condizioni di molti dei contesti urbani in cui viviamo – ha molto da insegnarci. Questo libro ha quindi il merito di riproporre riflessioni rilevanti che credo sia giusto mantenere sempre vive e pungenti, rinnovandone la capacità di fertilizzare la nostra cultura urbana. Parlo, in primo luogo, della necessità di diffondere una cultura civile del vivere urbano che metta al centro i cittadini, le loro conoscenze locali/disperse e conduca alla consapevolezza della difficoltà – da parte di chi amministra o di chi pianifica – di sviluppare e calare dall’alto progetti a scala più o meno vasta senza un qualche tipo di dialogo con la vita che scorre nelle strade delle città.

Sebbene le tesi di Jane Jacobs siano oggi riferimento imprescindibile per molti urbanisti in tutto il mondo, credo - anzi ne son certo - che la pervicace propensione di pianificatori e amministratori nel propinare visioni onnicomprensive dei fatti urbani dia luogo a progetti e realizzazioni piatti, senz’anima, lontani dalla vita delle città: quelle a cui tenacemente Jacobs ha invece sempre guardato. Per l’Autrice, la città è per sua natura un ordine complesso e spontaneo, e tale complessità – sosteneva – avrebbe dovuto essere compresa e favorita, non soffocata come invece molta urbanistica moderna ha fatto. Oggi, diversamente dagli anni Sessanta, non è più il modernismo a fare ciò. A negare la complessità della città sono spesso approcci che fanno rifermento a concetti di per sé condivisibili ma non sempre correttamente interpretati. Mi riferisco a sostenibilità, bene comune, resilienza o altri ancora con cui sono etichettate molte trasformazioni urbanistiche contemporanee. Questo perché passano gli anni e le generazioni ma il mito dell’efficienza derivante da una gestione centralizzata del progetto urbano e territoriale non scompare: muta, si modifica persegue obiettivi differenti, ma nella sostanza mantiene caratteri simili a quelli del passato. Da questo punto di vista, Jane Jacobs è dunque ancora attuale perché ci insegna l’importanza del confronto tra visioni differenti, il ruolo delle minoranze e, soprattutto, la necessità di non appiattirsi sul mainstream di una 'partecipazione' spesso solo di facciata. Ben venga dunque un approccio 'jacobsiano' per la discussione e ridiscussione di alcuni concetti dati per scontanti nel dibattito politico odierno ma in realtà non del tutto assimilati.

Accanto a questi meriti, tuttavia, il libro ha alcuni limiti che, tra l'altro, inseguono la figura di Jane Jacobs in molta letteratura. Anche in questo lavoro, infatti, seppur con toni più sfumati si legge la storiella che Jacobs era una madre, casalinga e con limitate esperienze professionali. Nel tempo si è cioè consolidata una retorica che inizia più o meno sempre così: “Nel 1958 una signora priva di laurea ed esperienza professionale cominciava a scrivere…”. Ecco, direi che sarebbe arrivato il momento di superare questa visione romanzata dell’autrice perché si tratta di un’immagine pittoresca lontana dalla realtà. La verità - come mi ha confermato anche Ned, uno dei suoi figli - è che lei, come tante altre donne e mamme impegnate a ritagliarsi un ruolo nella propria professione, aveva dei figli, certo, ma lavorava sodo e molto assiduamente al punto che per i suoi affetti era spesso difficile passare del tempo con lei. In altre parole, far passare il messaggio - come fa molta letteratura - che fosse una madre/casalinga, con poca esperienza professionale e qualche idea sulla città, distorce profondamente la realtà dei fatti. Una persona (poco importa il suo genere) che ha una intensa vita pubblica, un numero sconsiderato di articoli, una decina di libri di successo, che collabora con diverse riviste e che, nonostante l’impegno profuso nella sua carriera di scrittrice, riesce anche a impegnarsi così intensamente dal punto di vista civile, è tutto fuorché una sorta di “casalinga di Voghera” (con tutto il rispetto per le casalinghe di Voghera).

A ciò si aggiunga che ogni rilettura e reinterpretazione dell’opera di Jane Jacobs corre il rischio di banalizzare il suo pensiero. In primo luogo perché il suo contributo è stato di una tale dirompente portata da non accettare – o da accettare faticosamente – riduzioni o trasposizioni. In secondo luogo perché non esiste un’autrice più strumentalizzata nel panorama degli studi urbani. La citano progressisti e conservatori, filo-comunisti e liberali. La citano tutti e per tutto. La citano per parlare di economia, disegno urbano, organizzazioni comunitarie, impegno civile, segregazione, mixité, ciclabilitá, ambientalismo, heritage, innovazione, creatività. Insomma, Jane Jacobs è citata partendo da prospettive culturali, etiche o progettuali profondamente contrastanti e per questioni totalmente diverse tra loro.

Anche il libro curato da Michela Barzi è per certi versi limitato e, direi, parzialmente strumentale. Così come lo è la scelta dei due testi riportati in appendice di James C. Scott e Peter L. Laurence. Si tratta cioè di un lavoro che ha indubbiamente il merito di svolgere una funzione divulgativa e riattualizzante del pensiero di un’autrice fondamentale nella cultura urbanistica del Novecento. Allo stesso tempo, tuttavia, sembra avere un proposito politico/strumentale che a mio giudizio non rende pienamente fede alla complessità del pensiero dell’autrice americana. Da questo punto di vista, vien da chiedersi se un lettore che non conosce l’opera dell’autrice nel suo insieme sia messo qui nelle condizioni di poterne cogliere la complessità e la portata. Per esempio, appare un po’ trascurato il tema del funzionamento economico delle città e il ruolo svolto dal mercato a cui Jacobs ha dedicato molte riflessioni. Su questo aspetto il libro avrebbe beneficiato enormemente dall’inclusione di un terzo scritto in appendice che rendesse evidente la “Jacobs economista” (come direbbe Sanford Ikeda, uno dei principali studiosi contemporanei del suo lavoro).

In conclusione, da studioso di Jane Jacobs - lo dico con tutta l'umiltà possibile - mi viene spontanea quella che potrebbe sembrare una provocazione - ma che sono certo la curatrice del libro comprenderà perché apprezza il pensiero della Jacobs quanto lo apprezzo io - ovvero invitare i lettori che per la prima volta si avvicinassero al pensiero di questa autrice a saltare a piè pari, almeno in prima battuta, le letture interpretative inserite nel libro, per poi ritornarci in un secondo tempo, con calma, una volta letti i testi preziosi che Michela Barzi ha meritoriamente tradotto e raccolto. Testi che parlano da sé e che, al di là della traduzione, non chiedono medium per essere compresi e fecondare liberamente il nostro pensiero e le città che sapremo progettare e costruire.

Stefano Cozzolino

 

 

N.d.C. - Stefano Cozzolino (Bergamo, 1988) è Senior Researcher per ILS - Research Institute for Regional and Urban Development di Dortmund e Lecturer per il dipartimento di architettura e studi urbani dell'Università tecnica RWTH di Aquisgrana.

Tra le sue recenti pubblicazioni scientifiche: “On the spontaneous beauty of cities: neither design nor chaos” (URBAN DESIGN International, 2021), “The (anti) adaptive neighbourhoods. Embracing complexity and distribution of design control in the ordinary built environment” (Environment and Planning B, 2020) e “What is urban design? A proposal for a common understanding” (Journal of Urban Design, 2020).

Sullo stesso libro oggetto di questo commento, v. anche: Andrea Villani, La città da Jane Jacobs a Ursula von der Leyen (11 dicembre 2020).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

04 NOVEMBRE 2021

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti
Filippo Maria Giordano
Federica Pieri

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Le conferenze

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

 

Gli incontri

- cultura urbanistica:
2021: programma/1,2,3,4
 
- cultura paesaggistica:

 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021:

F. Camerin, L'Urbanistica contrattata e la rendita, commento a: P. Berdini, Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi, 2020)

P. Castoro, Biopolitica e mondo comune, commento a: O. Marzocca, Biopolitics for Beginners (Mimesis Int., 2020)

C. Olmo, Biografia (e morfologia) di una strada, commento a: C. Barioglio, Avenue of the Americas (FrancoAngeli, 2021)

A. Calafati, Il declino di Torino: una lezione per la città, commento a: A. Bagnasco, G. Berta, A. Pichierri, Chi ha fermato Torino? (Einaudi, 2020)

A. Bonomi, Quali politiche per la città di oggi?, commento a: C. Tajani, Città prossime (Guerini, 2021)

L. Marescotti, L'Urbanistica innanzitutto, commento a: C. Sambricio, P. Ramos (a cura di), El urbanismo de la transición (Ayuntamiento de Madrid, 2019)

M. Ruzzenenti, Il territorio dopo il Covid (e prima del PNRR), commento a: A. Marson, A. Tarpino (a cura di), Abitare il territorio al tempo del Covid, “Scienze del territorio”, numero speciale 2020

R. Pavia, Le città di fronte alle sfide ambientali, commento a: Livio Sacchi, Il futuro delle città (La nave di Teseo, 2019)

C.Salone, Oltre i distretti, dentro l'urbano, commento a: C. Mattioli, Mutamenti nei distretti (FrancoAngeli, 2020)

O. Marzocca, L'ambiente dell'uomo e l'indifferenza di Gaia, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

G. Consonni, Il passato come risorsa del progetto, commento a: A. Lanzani, Cultura e progetto del territorio e della città (FrancoAngeli 2020)

F. Indovina, Urbanistica? Bologna docet, commento a: R. Scannavini, Al centro di Bologna, 1965-2015 (Costa Editore, 2020)

S. Brenna, È questa l’urbanistica che vogliamo?, Commento a: P. Berdini, Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi, 2020)

S. Moroni, Oltre la retorica dell’attivismo civico, commento a: C. Pacchi, Iniziative dal basso e trasformazioni urbane (Bruno Mondadori, 2020)

P. Pardi, Dal territorio una nuova democrazia, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

L. Carbonara, Riappropriarsi delle origini (di Mogadiscio), commento al catalogo della mostra curata da K. M. Abdulkadir, G. Restaino, M. Spina

C. Diamantini, La città nella tela del ragno, commento a: R. Keeton, M. Provost, To Built a City in Africa (nai010 publishers, 2019)

C. Petrognani e A. P. Oro, Paesaggi della pluralità, commento a: E. Trusiani et al. (a cura di), Paisagem cultural do Rio Grande do Sul, supplemento al n. 24/2021 di “Visioni LatinoAmericane”

E. Scandurra, Roma, e se non capitasse niente?, Commento a: W. Tocci, Roma come se (Donzelli, 2020)

G. Demuro, Custodire la bellezza insieme, commento a: G. Arena, I custodi della bellezza (Touring Club Italiano, 2020)

A. Casaglia, L'invenzione (e l'illusione) dei confini, commento a: L. Gaeta e A. Buoli (a cura di), Transdisciplinary Views on Boundaries (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2020)

R. Pugliese, Comporre nuove urbanità, commento a: A. De Rossi (a cura di), Riabitare l'Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste (Donzelli, 2018)

L. Bonesio, Dall'uso-consumo all'uso-cura del mondo, commento a: O. Marzocca, Il mondo comune (Manifestolibri, 2019)

G. Amendola, La città è fatta di domande, commento a: A. Mazzette e S. Mugnano (a cura di), Il ruolo della cultura nel governo del territorio (FrancoAngeli 2020)

C. Bianchetti, Incoraggiare rotture e nuovi germogli, commento a: Camillo Boano, Progetto Minore (LetteraVentidue, 2020)

M. Balbo, La città pensante, commento a: A. Amin, N. Thrift, Vedere come una città (Mimesis, 2020)

G. Pasqui, La ricerca è l'uso che se ne fa, commento a: P. L. Crosta, C. Bianchetti, Conversazioni sulla ricerca (Donzelli)

R.R., L'Urbanistica italiana si racconta, introduzione al video: E. Bertani (a cura di), Autoritratto di Alberto Magnaghi (Casa della Cultura 2020)

S.Saccomani, La casa: vecchie questioni, nuove domande, commento a: M. Filandri, M. Olagnero, G. Semi, Casa dolce casa? (il Mulino, 2020)

G. Semi, Coraggio e follia per il dopo covid, commento a: G. Nuvolati, S. Spanu (a cura di), Manifesto dei Sociologi e delle Sociologhe dell’Ambiente e del Territorio sulle Città e le Aree Naturali del dopo Covid-19, (Ledizioni, 2020)

R. Riboldazzi, Per una critica urbanistica, introduzione a: Città Bene Comune 2019 (Ed. Casa della Cultura, 2020)

M. Venturi Ferriolo, Contemplare l'antico per scorgere il futuro, commento a: R. Milani, Albe di un nuovo sentire (il Mulino, 2020)

S. Tagliagambe, L'urbanistica come questione del sapere, commento a: C. Sini, G. Pasqui, Perché gli alberi non rispondono (Jaca Book, 2020)

G. Consonni, La coscienza di luogo necessaria per abitare, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

E. Scandurra, Nel passato c'è il futuro di borghi e comunità, commento a: G. Attili – Civita. Senza aggettivi e senza altre specificazioni (Quodlibet, 2020)

R. Pavia, Roma, Flaminio: ripensare i progetti strategici, commento a: P. O. Ostili (a cura di), Flaminio Distretto Culturale di Roma (Quodlibet, 2020)

C. Olmo, La diversità come statuto di una società, commento a: G. Scavuzzo, Il parco della guarigione infinita (LetteraVentidue, 2020)

F. Indovina, Post-pandemia? Il futuro è ancora nelle città, commento a: G. Amendola (a cura di), L’immaginario e le epidemie (Mario Adda Ed., 2020)

G. Dematteis, Il territorio tra coscienza di luogo e di classe, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

M. Ruzzenenti, Una nuova cultura per il bene comune, commento a: G. Nuvolati, S. Spanu (a cura di), Manifesto dei sociologi e delle sociologhe dell’ambiente e del territorio sulle città e le aree naturali del dopo Covid-19 (Ledizioni, 2020)

F. Forte, Una legge per la (ri)costruzione dell'Italia, commento a: M. Zoppi, C. Carbone, La lunga vita della legge urbanistica del '42 (didapress, 2018)

F. Erbani, Casa e urbanità, elementi del diritto alla città, commento a: G. Consonni, Carta dell’habitat (La Vita Felice, 2019)

P. Pileri, Il consumo critico salva territori e paesaggi, commento a, A. di Gennaro, Ultime notizie dalla terra (Ediesse, 2018)