Gianfranco Pasquino e Roberto Santaniello  
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LA CONFERENZA SUL FUTURO DELL'EUROPA


Dialogo tra un tecnocrate e un eurocrate



Gianfranco Pasquino e Roberto Santaniello


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La Conferenza sul Futuro dell’Europa:
quel che bisogna sapere

 

- P. So che è in corso la Conferenza sul Futuro dell'Europa, ma temo che, per un insieme di ragioni da chiarire, non stia procedendo in maniera che tu, caro Burocrate, e io Emerito Professore in pensione, riteniamo soddisfacente.

Ti chiedo di fare il punto su: 1. perché la Conferenza, 2. la sua partenza e 3. gli obiettivi.

- B: La Conferenza sul Futuro dell’Europa costituisce uno dei punti qualificanti del “mandato” di legislatura sottoscritto dalle istituzioni dell’Unione Europea nell’autunno del 2019, successivamente alle elezioni del Parlamento europeo del giugno dello stesso anno. La COFE, questa è l’abbreviazione corrente della Conferenza, è nata da un’idea del Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e fatta propria dalla nuova Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Nelle intenzioni originarie, la COFE, doveva costituire un esercizio di democrazia partecipativa allo scopo di dare voce ai cittadini europei sulle scelte fondamentali riguardanti il futuro del Progetto europeo. L’inizio della Conferenza era previsto per la primavera del 2020 per la durata di due anni, e la conclusione nel 2022 al termine del semestre di presidenza della Francia. L’emergenza pandemica ha scombussolato il calendario iniziale a causa dell’impossibilità di poter svolgere la Conferenza in presenza. D’altro canto, le istituzioni europee erano in tutt’altre cose affaccendate visto i drammatici effetti del COVID 19 in termini di vite umane e di paralisi delle attività produttive. Concentrate, come era giusto che fosse, sulle misure sanitarie ed economiche per contrastare la Pandemia, le istituzioni europee hanno per lungo tempo tergiversato nel definire le modalità operative della Conferenza sul Futuro dell’Europa, le sue strutture e i suoi obiettivi. Il nodo principale da sciogliere è stata la governance della COFE. La scelta finale che ha prevalso è stata una presidenza comune tra le tre istituzioni maggiormente implicate, il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione. L’accordo è stato suggellato dal una “dichiarazione comune” sottoscritta nel XXX (https://futureu.europa.eu/uploads/decidim/attachment/file/14/IT_-_DICHIARAZIONE_COMUNE_SULLA_CONFERENZA_SUL_FUTURO_DELL.pdf).

Il documento fissa gli obiettivi della COFE sottolineando che essa “aprirà un nuovo spazio di discussione con i cittadini per affrontare le sfide e le priorità dell'Europa. I cittadini europei di ogni contesto sociale e ogni angolo dell'Unione potranno partecipare, e i giovani europei svolgeranno un ruolo centrale nel plasmare il futuro del progetto europeo”. Il documento fissa inoltre le modalità di lavoro indicando che la COFE è “un processo dal basso verso l'alto, incentrato sui cittadini, che consente agli europei di esprimere la loro opinione su ciò che si aspettano dall'Unione europea. Conferirà ai cittadini un ruolo più incisivo nella definizione delle future politiche e ambizioni dell'Unione, di cui migliorerà la resilienza. Ciò avverrà attraverso molteplici eventi e dibattiti organizzati in tutta l'Unione, nonché attraverso una piattaforma digitale multilingue interattiva”. In effetti, la grande novità della Conferenza sul futuro dell’Europa è costituita da questa piattaforma (https://futureu.europa.eu/?locale=it) uno strumento di democrazia partecipativa che mutua la prima, riuscita, esperienza di questo tipo messa in atto dalla Municipalidad (?) di Barcellona. La piattaforma sul futuro dell’Europa ha tre caratteri fondamentali. È inter-istituzionale, cioè è comune alle tre istituzioni europee coinvolte, anche se viene gestita dalla Commissione europea; è interattiva, poché consente una effettiva interazione con i cittadini europei; è multilingue, consentendo a ciascun cittadino europeo di esprimersi nella propria lingua ed essere letto in tutte le altre lingue ufficiali dell’Unione europea. Si tratta in effetti di un gran bello strumento di democrazia partecipativa.

 

- P. Grazie Burocrate per queste importanti informazioni. C’è altro da mettere in evidenza?

- B. Sì, alcuni elementi che possono essere considerati “burocratici”, ma che danno il senso del grande impegno che c’è dietro la Conferenza sul Futuro dell’Europa. Innanzitutto, gli eventi che fanno parte integrante della COFE possono essere realizzati a tutti livelli territoriali, europeo, nazionale, regionale e locale. I temi prescelti dalla COFE sono in tutto dieci: cambiamenti climatici ed ambiente, trasformazione digitale, democrazia europea, migrazione, istruzione, cultura e gioventù, valori e stato di diritto, salute, economia e l’Europa nel mondo.

Le idee, riflessioni e proposte elaborate dal basso sono poi discusse dai cosiddetti “panel dei cittadini”, che possono essere organizzati a livello europeo e nazionale. A livello europeo ne sono stati attivati quattro, composti ciascuno da 200 cittadini europei scelti per sorteggio e provenienti dai 27 Stati membri. Almeno un terzo dei componenti dei Panel ha un’età compresa tra i 16 e i 25 anni per garantire una forte presenza di giovani. Ciascun panel adotta delle raccomandazioni rivolte alle Sessione Plenarie della COFE. Quest’ultima è composta è composta da 108 rappresentanti del Parlamento europeo, 54 del Consiglio e 3 della Commissione europea, nonché da 108 rappresentanti di tutti i parlamenti nazionali, su un piano di parità, e da 108 cittadini: 80 rappresentanti dei panel europei di cittadini, 27 membri dei panel nazionali o di eventi della Conferenza (uno per Stato membro) e il presidente del Forum europeo della gioventù. Partecipano anche 18 rappresentanti del Comitato delle regioni e 18 del Comitato economico e sociale europeo, 6 rappresentanti eletti delle autorità regionali e 6 rappresentanti eletti delle autorità locali, 12 rappresentanti delle parti sociali e 8 rappresentanti della società civile. Le riunioni plenarie della Conferenza, che si tengono a Strasburgo nella sede del Parlamento europeo) sono presiedute dai tre copresidenti: Guy Verhofstadt (Parlamento europeo), Clément Beaune (Consiglio) e Dubravka Suica (Commissione europea). Un accenno infine al Comitato esecutivo della COFE, composto da dalle tre istituzioni coinvolte e dai rappresentanti delle altre istituzioni. Il suo compito, che si avvale di un segretariato comune, è di assicurare il corretto svolgimento dell’intera attività della COFE.

 

- P. Adesso ne so molto di più e le mie domande potranno essere molto più precise. Si dice che finora la partecipazione dei cittadini è stata molto limitata, forse deludente. È possibile avere dei dati certi?

- B. Certo. I dati ci sono e sono disponibili proprio sulla Piattaforma sul futuro dell’Europa. I cittadini europei registrati sono 44.225. Gli eventi organizzati dallo scorso giugno, data di inizio ufficiale della Conferenza sul futuro dell’Europa sono 4675. A questi eventi hanno partecipato in totale 353965 cittadini europei. Le idee e le proposte presentate fino ad ora sono. Esse hanno potuto contare su 18.589 commenti. Gli endorsement (approvazioni) totali a queste idee e proposte sono 52916. Come ho già ricordato, i temi di discussione sono dieci. Quelli più dibattuti dall’inizio della COFE riguardano la democrazia europea, i cambiamenti climatici e il rispetto dello stato di diritto (rule of law)

 

- P. Pur rivolgendosi, principalmente? esclusivamente? ai cittadini la COFE ha tenuto conto della possibilità che a partecipare siano anche, forse soprattutto, i gruppi, le associazioni, i sindacati, i partiti, persino i movimenti che rappresentano il fondamento del pluralismo democratico dei sistemi politici europei, degli Stati-membri dell’Unione?

- B. Comprendo la sua domanda. La ragione è squisitamente tecnica, per rendere le cose più semplici. Se n’è discusso parecchio all’inizio, le assicuro. Tuttavia, le registrazioni sulla Piattaforma sono effettuate da singoli cittadini. La maggior parte di questi, sono responsabili o fanno parte di enti ed associazioni della società civile. Gli eventi sono per lo più organizzati da questi attori. Pensi per esempio all’Italia. Il Movimento europeo è l’organizzazione certamente più attiva. Gestisce una piattaforma italiana sul futuro dell’Europa a cui hanno aderito più di un centinaio di associazioni della società civile attive sulle questioni europeo. Queste esperienze riguardano naturalmente quasi tutti i paesi dell’Unione europea dove sono attive per esempio tutte quelle associazioni, e sono tante, che hanno promosso le ICE, le iniziative cittadine, che costituiscono il primo strumento di democrazia partecipativa riconosciuto dal Trattato UE. Dunque, le associazioni ci sono e sono parte di questo esercizio, anche se si presentano grazie all’apporto di un singolo cittadino.

 

- P. È già possibile sapere quanti interventi, suggerimenti, proposte siano giunte agli organizzatori della COFE e avere un’idea della loro provenienza geografica, uomini/donne e qualsiasi altro elemento di interesse, ad esempio, inviati da una sola persona o da più cittadini/e?

- B. In parte le ho già risposto in precedenza, ma aggiungo alcuni dati di un certo interesse. Secondo le analisi effettuate (terzo rapporto sulla Piattaforma: https://futureu.europa.eu/pages/reporting) a partecipare alle attività della Conferenza sono più gli uomini (53%) delle donne. La fascia di età più attiva è quella che va dai 55 ai 69 anni (21,2%), seguita da quella tra i 25 e i 39 anni (19,1%). La grande maggioranza di coloro che interagiscono a vario titolo con la Piattaforma dispone di un elevato livello di istruzione.

Ai lavori della COFE partecipano tutti i cittadini dei ventisette paesi membri dell’Unione europea. La parte del leone la fanno i tedeschi, seguiti da francesi, belgi, italiani e spagnoli. Tra i meno attivi, spiccano greci e ciprioti. È doveroso notare che la nazionalità più attiva, in rapporto al numero della popolazione, è quella maltese. Infine, un’ultima interessante osservazione: nella parte conclusiva dell’anno 2021 si è registrata una crescente partecipazione di ungheresi, un dato particolarmente significativo.

 

- P. Sarebbe utile conoscere, da un lato, le premesse e le riflessioni della Commissione in materia; dall’altro, sapere se gli attori summenzionati si sono attivati e quali (?). Le istituzioni europee hanno preso in considerazione la possibilità di interpellare, sollecitare in prima persona una pluralità di associazioni, i loro dirigenti, i loro uffici studi, spesso ben attrezzati e molto preparati? Si sa se sono anche stati rivolti inviti mirati a intellettuali e studiosi di chiara fama?

- B. Non c’è un canale privilegiato per gli attori che lei cita. Tuttavia, questi ultimi possono partecipare, organizzando eventi o animando la Piattaforma. Le istituzioni europee in ogni caso lasciano liberi gli Stati membri di organizzare come credono le attività della COFE a livello nazionale, e di coinvolgere associazioni e think tanks. In Italia, per esempio, il Ministero degli Esteri e il Dipartimento degli Affari europei, hanno istituto un Comitato Scientifico per facilitare l’attività della COFE nel nostro paese che comprende cinquanta studiosi ed esperti. Il presidente è l’ex-Ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, che presiede l’Istituto Affari Internazionali, uno dei centri di ricerca più rinomati non soltanto in Italia. I quattro panel citoyens a livello europeo, si avvalgono della presenza una trentina di esperti, che facilitano il dibattito tra i cittadini di ciascun panel. A proposito di questi panel di cittadini europei, fino ad ora si sono riuniti due volte ciascuno ed è interessante consultare i rapporti che vengono elaborati al termine delle riunioni. Sono ricchi di idee e proposte interessanti. La invito e invito tutti a farlo consultando la sezione ad hoc della piattaforma (https://futureu.europa.eu/assemblies/citizens-panels/f/301/?locale=en).

 

- P. Capisco che sto andando in una direzione che allontana dai singoli cittadini in quanto tali. Il fatto è che, fin dall’inizio, ho pensato che rivolgersi direttamente ai cittadini, per così dire, “atomizzati”, mostrava una coda di paglia populista: “cari concittadini europei, vi abbiamo trascurato troppo a lungo, adesso, per rimediare vi diamo la parola in prima persona”. Tuttavia, oramai da molto tempo, sappiamo che il mitico cittadino/a che legge, guarda, ascolta, sceglie e decide in splendido isolamento semplicemente non esiste. Anzi, se esiste, è altissima la probabilità che, senza necessariamente essere alienato dalla politica e dalla società, sia un non partecipante, meno che mai rispetto ad una entità come l’Unione Europea che non può non apparirgli lontana e non “interessata” alle sue condizioni di vita. Pertanto alle tue risposte farei seguire un’altra domanda.

Molto rozzamente ti chiederei un bilancio intermedio, solo in parte prematuro. Ti sentiresti di condividere alcune mie sommarie valutazioni (o di contrastarle in maniera argomentata)? Per esempio, è giusto affermare che le aspettative erano irrealistiche, ma perché? È giusto sostenere che, data la complessità e l’importanza della COFE, l’investimento in termini di impegno e di risorse non è, almeno finora, stato adeguato? Si potrà fare di più? Vi si sta già pensano e predisponendo? Infine, almeno temporaneamente, la capacità comunicativa della COFE è stata quantitativamente e qualitativamente all’altezza della sfida?

- B. Le aspettative erano tutto sommato oneste, anche se “formalmente” molte ambiziose. Molto spesso ho sentito commenti scettici sulla reale volontà delle istituzioni europee coinvolte, tipo tanto “sarà solamente un parlatoio”. A prima vista, nessuno si è dispiaciuto che tra gli obiettivi della COFE non fosse prevista una riforma dei trattati; l’atteggiamento è stato di dire facciamo la COFE e poi vediamo che fare. L’impegno c’è stato, sia in termini di risorse umane e finanziarie. Non posso darle delle cifre totali, per esempio l’Italia ha consacrato nella legge di bilancio 2021 circa due milioni di Euro per attività collegate alla COFE. L’Unione europea ha investito risorse per concepire, creare e gestire la Piattaforma sul futuro dell’Europa nonché per mettere in pratica tutte le articolazioni della COFE (eventi europei, panel dei cittadini, sessioni plenarie). Molti miei colleghi lavorano duramente per redigere i documenti e resoconti. Le posso anche dire che c’è qualche Stato membro, tra cui l’Italia, che pensa che i lavori della COFE non dovrebbero concludersi nella prossima primavera, ma essere protratti per consentire a più cittadini europei di partecipare.

Infine, il tema della comunicazione. Lei tocca un tasto importante, tenuto conto di quanto sia importante la comunicazione ai nostri tempi. Certo ci si può interrogare sul perché i giornali e i media in generale si sono scarsamente occupati dei lavori della COFE. La domanda è legittima. La risposta spontanea è che il COVID 19, l’emergenza sanitaria ed economica ha praticamente occupato quasi tutti gli spazi della comunicazione istituzionale. In sostanza, la COFE, non ha fatto notizia su stampa e media. Pur spiegando la grande novità che ha comportato e comporta in termini di democrazia e partecipazione democratica, gli attori coinvolti non sono riusciti a sfondare il muro della “popolarità”. Se si allarga il discorso ai “social media”, le cose cambiano. La presenza in rete della COFE aumenta e c’è una presenza più che discreta. È onesto dire che la comunicazione, come accade spesso per le questioni europee, finisce intrappolata in bolle che non riescono a lasciare impronte sul grande pubblico, ma restano all’interno di un ristretto numero di persone.

 

- P. Quali proposte le sono sembrate più interessanti e centrate. Per favore, le riporti qui di seguito.

- B. Le raccomandazioni indirizzate alla Sessione Plenaria della COFE già formulate dai quattro Panel al termine delle loro sessioni, che saranno in tutto quattro, sono già moltissime. E francamente molto difficile fare una selezione. La maggior parte sono interessanti e centrate. Mi limito allora ad indicare quelle prodotte dal Panel 2 che riguarda la democrazia e lo stato di diritto.

In materia istituzionale, il panel suggerisce di modificare i nomi delle istituzioni dell'UE per chiarirne le funzioni. Ad esempio, il Consiglio dell'Unione europea potrebbe essere chiamato Senato dell'Unione europea e il Collegio dei Commissari essere denominato la Commissione esecutiva dell'Unione europea. Questo consentirebbe a tutti di comprendere i ruoli e le funzioni di ciascuna istituzione dell'Unione europea.

Il panel raccomanda di adottare una legge elettorale per il Parlamento europeo che armonizzi le condizioni elettorali. I cittadini europei dovrebbero avere il diritto di votare per diversi partiti a livello dell'Unione europea, ciascuno composto da candidati provenienti da più Stati membri (la cosiddetta lista unica). Durante un periodo di transizione sufficiente, i cittadini potrebbero ancora votare per partiti sia nazionali che transnazionali". In tal modo, i deputati europea risponderebbero del proprio operato e la campagna elettorale si concentrerebbe su temi europei condivisi.

Ancora, il panel chiede di creare una piattaforma online in cui i cittadini possano trovare e richiedere informazioni verificate. La piattaforma dovrebbe essere associata in modo chiaro alle istituzioni dell'UE, strutturata per argomenti e facilmente accessibile. I cittadini dovrebbero essere in grado di porre domande critiche ad esperti (ad es. accademici, giornalisti) e di ottenere risposte concrete corredate di fonti. Un’ulteriore piattaforma digitale multifunzionale consentirebbe ai cittadini di votare alle elezioni e ai sondaggi online. Gli stessi potrebbero motivare il proprio voto su questioni importanti e su proposte legislative provenienti dalle istituzioni europee. Una maggiore partecipazione porterebbe a decisioni migliori, a una maggiore fiducia tra i cittadini europei e a un migliore funzionamento dell'Unione europea in generale.

Per rafforzare la democrazia diretta, il panel raccomanda in casi eccezionali l’utilizzo di referendum in tutta l'Unione europea su questioni estremamente importanti per tutti i cittadini europei. Avviati dal Parlamento europeo, i referendum dovrebbero avere un carattere giuridicamente vincolante. Sui sistemi di voto delle istituzioni europee, il Panel sollecita di concentrarsi sulla questione del voto all'unanimità per limitarlo o addirittura eliminarlo. Il 'peso' del voto dovrebbe essere calcolato in modo equo, in modo da tutelare gli interessi dei paesi piccoli.

Infine, in materia istituzionale. ricordo la raccomandazione riguardante la riapertura del dibattito sulla costituzione europea e la proposta di istituirla attraverso un voto diretto dei cittadini. Al fine di evitare conflitti con gli Stati membri, questo testo dovrebbe dare la priorità all'inclusione dei diritti umani e dei valori democratici. La prospettiva costituzionale contrasterebbe le crescenti forze del nazionalismo e fornirebbe una definizione comune di cosa si intende per democrazia in Europa. Inoltre, consentirebbe ai cittadini di essere inclusi nel processo decisionale rafforzandone il senso di appartenenza all'Unione europea.

A proposito di identità europea, il Panel dei cittadini 2 avanza proposte nel campo dell’educazione alla democrazia. Essa dovrebbe migliorare le conoscenze e conseguire un livello minimo in tutti gli Stati membri. Per esempio, fornire informazioni adeguate sui processi democratici e sul funzionamento dell’Unione europea. L’educazione alla democrazia europea potrebbe limitare il populismo e la disinformazione nel dibattito pubblico, ridurre le discriminazioni e il non rispetto dello stato di diritto e accrescere il coinvolgerebbe i cittadini nella democrazia al di là del semplice diritto di voto.

Come vede le proposte sono tante. Potrei continuare segnalando quelle degli altri tre Panel di cittadini. Non mancano proposte e raccomandazioni forti, in materia economica e sociale, nell’ambito della lotta al cambiamento climatico, o ancora nel campo della migrazione.

 

- P. Credo che potremmo temporaneamente fermarci qui. Abbiamo messo molta carne al fuoco. Nella prossima puntata del nostro dialogo approfondiremo alcune proposte di modifica e sottoporremo a critica alcune remore e alcuni sviluppi non proprio corretti e lineari. Adesso, lasciamo la parola a coloro che ci hanno letto sul sito della Casa della Cultura di Milano, ringraziando per l’ospitalità, per qualsiasi domanda desiderino rivolgerci.


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28 GENNAIO 2022