Pino Landonio  
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MEGLIO PREVENIRE O CONTARE I DANNI?


Qualche necessaria riflessione



Pino Landonio


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Di fronte alla ennesima drammatica alluvione in Emilia Romagna, con il conto tragico dei morti (quindici finora) e quello dei danni, che già assommano a qualche miliardo di euro, alcune riflessioni sono necessarie.

La prima: basta con i negazionismi. Non se ne può più di sentire, anche in questi momenti, le voci di coloro che negano il ruolo dei cambiamenti climatici alla base di questi eventi estremi. Siamo passati in pochi giorni da una fase prolungata di siccità (ricordate lo stato drammatico dei fiumi fino a metà aprile?) a due alluvioni ravvicinate (fine aprile e, ora, metà maggio) che hanno messo in ginocchio tutta la parte orientale della Emilia Romagna e quella settentrionale delle Marche. Eventi estremi, imponderabili, che si iscrivono nel quadro del riscaldamento climatico, con conseguente evaporazione degli oceani e afflussi di masse cospicue di aria umida che finiscono per scaricarsi su aree circoscritte con esiti apocalittici. Per tutto questo è ora di smetterla di prendersela con quei giovani che ormai da anni, da Greta Tumberg in poi, cercano in ogni modo di richiamarci alle nostre responsabilità.

Secondo: che cosa si è fatto in termini di prevenzione del dissesto idrogeologico? Poco o nulla. E meno ancora per quanto riguarda la tutela del suolo. Una delle poche iniziative positive, come il piano “Italiasicura” messo in campo dall’allora governo Renzi nel 2014, che aveva cominciato a realizzare interventi per la messa in sicurezza del Bisagno in Liguria, del Seveso in Lombardia, dell’Arno in Toscana, mobilizzando quasi due miliardi di euro, è stato repentinamente smantellato, nel 2018, dal governo Conte 1 (a guida 5stelle e Lega). Avrebbe dovuto essere sostituito da un piano “Proteggitalia”, sconfessato dalla Corte dei Conti per palesi irregolarità, e non se ne è fatto più nulla. Otto miliardi che erano stati ipotizzati e messi a bilancio risultano così inutilizzati, o dirottati verso altre destinazioni. Nessun governo, poi, ha avuto il coraggio, e la forza, di produrre un provvedimento organico per impedire lo scempio di suolo e porre argine all’eccesso di cementificazione.

Terzo: e il PNRR? Non era forse l’occasione per mettere il tema del dissesto idrogeologico, insieme a quello della transizione ecologica, al primo posto? Abbiamo invece assistito, e consentito, al proliferare di migliaia di piccoli progetti, tra loro scollegati, senza un sicuro nesso logico che li tenesse insieme (su tutti gli stadi di Firenze e Venezia, quasi fossero una reale priorità), per accorgersi, oggi, che la trama fa acqua da tutte le parti (metafora amara dell’alluvione) e che, oltretutto, in parte risultano non realizzabili. Rischiamo così di disperdere una quota non marginale di risorse, senza neppure pensare di riconvertirle in progetti migliori, come ad esempio proposto da Elli Schlein.

Di chi la colpa? Di tanti, certamente. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, verrebbe da dire evangelicamente. Ma che almeno non ce la si prenda, come ha fatto l’ineffabile Presidente del Senato, proprio con gli ultimi che dovrebbero essere chiamati in causa.

 

 

 

Pino Landonio
Nato nel 1949, padre di due figli e nonno di 5 nipoti. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1973, e specializzato in Ematologia (1978) e in Oncologia (1986). Ha lavorato come ematologo e poi come oncologo all’Ospedale Niguarda, dal 1975 al 2006. Dal 2005 al 2010 è stato Consigliere Comunale a Milano. Dal 2011 collabora con l’Assessorato al Welfare del Comune di Milano e coordina, a Palazzo Marino, l’iniziativa “Area P” (incontri mensili di poesia). Ha pubblicato, per Ancora, tre raccolte di “Dialoghi immaginari” con poeti di tutti i tempi e paesi (2015, 2017 e 2019) e “Guarda il cielo”(30 racconti, 2016). Ha inoltre pubblicato "Modello Milano " (Laurana, 2019); "Modello Lombardia?" (Ornitorinco, 2020); "E la gente rimase a casa" (La mano, 2021). (ndr)

 


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25 MAGGIO 2023