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REFERENDUM: LA MANIPOLAZIONE DEGLI AGGETTIVI


Confermativo? No, oppositivo. Risponde Gianfranco Pasquino






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Caro Prof Pasquino, lei ha di che essere molto soddisfatto. E anche noi. Con i suoi tweets e con l'intervista che ci ha concesso (Galeotto è il centotrentotto 04 Gennaio 2016) , sembra che si siano accorti un po' tutti che il referendum chiesto da Renzi e Boschi ovvero dal governo, si approssima moltissimo ad un plebiscito.

Sì, sono abbastanza soddisfatto e ringrazio lei e la Casa della Cultura di avere contribuito a fare circolare le mie idee. L'hanno capito quasi tutti i giornalisti, tranne 'il Foglio' che non solo deliberatamente ignora il rischio. Anzi, lo desidera: le derive plebiscitarie fanno parte della storia personale di alcuni fra i loro collaboratori più importanti. Quanto a Renzi e Boschi, in parte ignorano le critiche, perché neppure colgono la gravità del loro appello plebiscitario; in parte debbono avere ricevuto il consiglio di lasciare cadere, non dare importanza, evitare di farsi beccare in flagrante. Nel frattempo, però, sono emersi altri due inconvenienti-rischi.

Uno mi pare di intuirlo nei capitomboli e nelle acrobazie di fin troppi retroscenisti, che poco sanno della 'scena', e dei molti partecipanti ai talk show che ignorano la Costituzione. Si tratta dell'aggettivo che hanno appioppato al referendum costituzionale: confermativo?

Esattamente. Naturalmente nell'art. 138, che costituisce l'oggetto di una delle mie trenta lezioni (La Costituzione in trenta lezioni, UTET 2015) non c'è nessun aggettivo qualificativo per il referendum sulle modifiche alla Costituzione. Comunque, se dovesse essercene uno, dovrebbe essere oppositivo. Infatti, il referendum dovrebbe essere chiesto, correttamente, ovvero, così pensavano quegli ingenui dei Costituenti, da coloro che si oppongono alle modifiche approvate da una maggioranza parlamentare, che vogliono farle cadere attraverso il voto dei cittadini i quali, contrari alle modifiche e convinti dalle argomentazioni degli oppositori, vanno alle urne. Naturalmente, confermativo è un aggettivo sottilmente manipolatorio ed ecco che i sostenitori delle modifiche chiamano in questo modo a raccolta il loro pubblico di riferimento. Da quel che leggo, sembra che gli oppositori delle modifiche, oltre a stare organizzando capillarmente i Comitati del NO, abbiano già raccolto le firme di quasi un quinto dei parlamentari.

Quindi, il referendum si farà e, siccome è stato chiesto dagli oppositori,  lei non potrà più accusare il governo di ricatto plebiscitario. Giusto? Qual è l'altro inconveniente-rischio? Non ce ne sono già abbastanza?

Replico che il governo continua a sbandierare la sua propria volontà referendaria con incomprimibili pulsioni plebiscitarie. Per un minimo di serietà, dunque, il governo, meglio i partiti di governo dovrebbero raccogliere le firme dei cittadini (non riesco ad immaginarmi la mobilitazione effervescente di NCD e di Scelta Civica!), non mettendo in imbarazzo i loro parlamentari i quali, avendole votate, adesso dovrebbero firmare per un referendum tecnicamente oppositivo di quelle loro stesse riforme. Il rischio è che il Comitato per il NO si faccia schiacciare sul versante del conservatorismo costituzionale, mai nobile e qualche volta davvero profondamente sbagliato. Di qui parte la mia campagna 'illuministica'. Propongo un 'Comitato del No, ma'. No a queste brutte e disorganiche riforme, ma: Sì a riforme ben congegnate e ben collegate che, tutte, oddio, quasi tutte, possono prendere lo slancio da quelle malfatte. Per esempio, ma se crederà approfondiremo meglio in altra specifica intervista (dai grandi quotidiani nazionali non c'è da attendersi nulla in quanto a approfondimenti), riformare iI Senato con una composizione migliore e compiti più chiari, abolire i senatori a vita (compresi gli ex-Presidenti della Repubblica), non resuscitare il CNEL la cui abolizione proposi con un apposito disegno di legge, agli Atti del Senato, credo nel 1990, proporre la riduzione drastica del numero dei comuni e virtuose ridefinizioni e accorpamenti di regioni,  e così via. Insomma, Il Comitato del NO dovrebbe fare al tempo stesso efficaci controproposte e impegnarsi in una pedagogia di massa. Che sia la volta buona per molti italiani di imparare la Costituzione? Non solo è auspicabile, ma sembra diventato anche possibile.

A.A.


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18 GENNAIO 2016