Giancarlo Consonni  
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LA RIVINCITA DEL LUOGO


Commento al libro di Francesco Erbani



Giancarlo Consonni


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Dove la linfa del mercato non arriva, l'abbandono dilaga. Questa asserzione è penetrata tanto a fondo nelle mentalità da farsi quasi luogo comune: un assioma che condiziona lo sguardo sul mondo della stragrande maggioranza delle persone. Ma l'assioma è insieme vero e falso. Vero se, per esempio, si guarda al degrado di paesaggi e insediamenti - si pensi soprattutto alle cosiddette "aree interne" dell'Appennino - un tempo costruiti e manutenuti da un costante lavoro umano: quando queste attività - che pure generavano una parte di risorse per il vivere al di fuori del mercato - sono diventate diseconomiche, lo spopolamento e il degrado hanno avuto via libera. Falso se si considera che anche un mondo come l'attuale, in cui imperversa il liberismo più sfrenato, non starebbe in piedi senza la cura e il dono, e, in generale, senza i valori d'uso. Quantunque cura e dono continuino a svolgere un ruolo essenziale, il loro apporto è del tutto ignorato dalla contabilità economica generale. Allo stesso modo, nel conto economico, non entrano aspetti strategicamente decisivi come la ricreazione della capacità nutritiva della terra, il rispetto degli equilibri ambientali e climatici, il perseguimento della coesione sociale, la promozione dell'urbanità e della bellezza civile: nel bilancio economico della nazione, come in quello della Comunità europea, il contributo (positivo o negativo) delle attività umane su questi fronti è del tutto trascurato, salvo ricomparire come una delle voci di spesa quando, a seguito di danni prodotti dall'incuria, la pubblica amministrazione è chiamata a porre rimedio.

A proposito della crisi delle aree interne, è stato osservato che, soprattutto dal secondo dopoguerra, oltre ai fattori economici, ha giocato un ruolo non secondario il confronto fra stili di vita: "Alle motivazioni economiche si univano quelle psicologiche, le nuove aspirazioni e i nuovi bisogni proiettavano le giovani generazioni verso uno stile di vita urbano e lontano da quelle alture ormai avvertite come 'pericoli, miserie, balzelli'. Ma le montagne stesse e l'economia agraria stavano cambiando, si apprestavano a trasformarsi in zone accessorie, in sobborghi dei centri industriali" (1). Iniziato già nella seconda metà dell'ottocento, lo spopolamento delle aree appenniniche ha finito per risultare inarrestabile negli anni in cui il boom economico elargiva a vaste masse la possibilità di migliorare le condizioni di vita. Ma, al volgere del millennio, sono venute in evidenza due tendenze, in qualche modo complementari. La prima è il farsi strada in sede nazionale e nella Comunità europea di politiche volte ad arrestare l'aggravarsi esponenziale dei dissesti idrogeologici conseguenti sia a processi selvaggi di diboscamento sia allo sfaldarsi dei paesaggi terrazzati a seguito dell'abbandono. La seconda è l'affiorare di iniziative in controtendenza che, muovendo dal riconoscimento della potenziale forza generativa a tutto campo depositata nei beni materiali e dalla mobilitazione di saperi tecnici antichi e nuovi, mettono in atto modi di abitare e di lavorare in cui cura, cultura e prospettive economiche ritrovano una relazione sinergica.

In modo sorprendente, pratiche e processi non dissimili si riscontrano anche in contesti urbani e metropolitani, quasi a delineare un quadro di possibili, inedite, alleanze fra realtà molto diverse. Di tutti questi fermenti i media sembrano non essersene accorti. La necessità di rompere un silenzio ottuso, se non complice, ha spinto Francesco Erbani a produrre "Il racconto che manca" (p. 3). È nato così il libro L'Italia che non ci sta. Viaggio in un paese diverso (Einaudi, 2019), frutto dell'"andare a vedere", dell'"ascolto" paziente, del "contatto diretto" (p. 5): un nuovo viaggio in Italia sorto dalla voglia di capire cosa muove esperienze che vanno sotto il segno di un radicale cambiamento di paradigma. L'obiettivo dichiarato non è quello di fornire "una guida orizzontale alle buone pratiche", ma di dar vita a "un'esplorazione più in verticale, in profondità" (p. 6), come a voler dar conto di un possibile nuovo spirito del tempo che, grazie a intelligenza, passione e spirito di iniziativa, si fa strada fra mille difficoltà. Abbiamo così "un corteo di storie" (selezionate fra molte altre): una collana di racconti che portano il lettore su e giù per la Penisola a toccare con mano gli azzardi spericolati, le immani fatiche e i risultati sorprendenti conseguiti in concrete azioni di rinascita.

L'elenco dei luoghi interessati dal viaggio di Erbani è assai esteso: Morgano (TV); Borgo Berga a Vicenza; Casal Bertone a Roma (Municipio IV); Trezzano sul Naviglio (MI); Borghetto San Carlo sulla via Cassia a Roma; Cetara e Conca dei Marini sulla costa amalfitana (SA); Valstagna, frazione di Valbrenta (VI); la Sanità, (rione di Napoli); Pertosa nel Parco naturale del Cilento (SA); Castagna, frazione di Carlopoli (CZ); Conflenti (sempre in provincia di Catanzaro); l'ex monastero di San Niccolò a Catania; Pizzoferrato nel Parco nazionale della Maiella (CH); Succiso, frazione di Ventasso (RE); Santo Stefano di Sessanio nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (AQ); infine, Anversa degli Abruzzi (sempre in provincia dell'Aquila). Se il viaggio nel presente è restituito con grande immediatezza, nel libro intervengono, ove occorre, excursus nel passato recente o remoto. Le vicende e i contesti assumono così tutto lo spessore necessario perché il lettore si porti sulla soglia fra cronaca e storia e fra storia e progetto e possa apprezzare la portata delle utopie operanti di cui si restituiscono genesi e risultati. Al centro di queste esperienze di rinascita sono i contesti territoriali. Come afferma Erbani, "l'investimento con spiccato contenuto sociale, civile o solidale considera l'attività svolta e il posto in cui insediarsi parte essenziale e insostituibile del progetto. E così la scelta di riabitare e di prendersi cura di un luogo presuppone l'esistenza di un legante affettivo con il luogo stesso che non necessariamente deve risalire al proprio patrimonio identitario" (p. 10). Se l'esito più caratteristico dei processi di metropolizzazione è l'annullamento della storia e della specificità dei contesti in una omologazione che si spinge fino alla produzione di "non luoghi" (Marc Augé), le intraprese basate sulla triade "conoscenza, tutela e messa a valore" segnano la rivincita delle specificità territoriali e dei luoghi che, in modi insieme nuovi ed antichi, tornano "in una posizione di baricentro, sia per le [loro] valenze fisiche e morfologiche, sia per quelle storiche, simboliche e culturali" (p. 11).

Il cambiamento di paradigma a cui ho fatto cenno è innanzitutto, ed essenzialmente, nel modus operandi. Le esperienze narrate hanno questo in comune: "Sono aperte al dialogo e al riconoscimento delle ragioni degli altri, vivono in un territorio senza calarsi dall'alto, intrecciando le proprie con altre vicende e senza assumere atteggiamenti demiurgici, si propongono più per condividere che per imporre soluzioni" (p. 18). Sta qui, nella sintonia tra questo modo di procedere e gli obiettivi perseguiti, la ragione prima del successo di queste intraprese. La rigenerazione di tasselli di quadri ambientali attraverso un insieme sinergico di attività (da un'agricoltura ecologicamente responsabile alla tutela e valorizzazione dei beni culturali), è tutt'uno con la riattivazione, anche su nuove basi, di reti di condivisione e di solidarietà. Solo così è possibile riannodare, anche reinventandoli, tessuti relazionali all'insegna di un abitare responsabile che torna a prendersi cura dei luoghi e dei paesaggi, nel segno del ritrovamento di un'"intesa fra la natura e la storia" (p. 21).

Una politica che cerchi risposte non demagogiche e che voglia radicarsi nei contesti avrebbe molto da imparare dall'Italia che non ci sta, dalle energie intellettuali e dalle fatiche di cui dà conto, dalla concreta lezione di cultura e di politica che da esse proviene. E, fors'anche, dai nuovi stili di vita che vanno delineandosi.

Giancarlo Consonni

Note
1) Roberta Biasillo, Dalla montagna alle aree interne. La marginalizzazione territoriale nella storia d'Italia, in "Storia e futuro", a. XVII, n. 47, giugno 2018, http://storiaefuturo.eu/dalla-montagna-alle-aree-interne-la-marginalizzazione-territoriale-nella-storia-ditalia/

N.d.C. - Giancarlo Consonni è professore emerito di Urbanistica al Politecnico di Milano dove dirige l'Archivio Piero Bottoni che ha contribuito a fondare.

Tra i suoi libri: L'internità dell'esterno. Scritti su l'abitare e il costruire (Clup, 1989); con L. Meneghetti e G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa (Fabbri, 1990); Addomesticare la città (Tranchida, 1994); Dalla radura alla rete. Inutilità e necessità della città (Unicopli, 2000); con G. Tonon, Terragni inedito (Ronca, 2006); La difficile arte. Fare città nell'era della metropoli (Maggioli, 2008); La bellezza civile. Splendore e crisi della città (Maggioli, 2013); Urbanità e bellezza. Una crisi di civiltà (Solfanelli, 2016).

Per Città Bene Comune ha scritto: Un pensiero argomentante, dialogico, sincretico, operante (2 giugno 2016); Museo e paesaggio: un'alleanza da rinsaldare (13 gennaio 2017); Coscienza dei contesti come prospettiva civile (9 febbraio 2018); In Italia c'è una questione urbanistica? (15 giugno 2018); Le ipocrisie della modernità (23 novembre 2018).

Sui suoi ultimi libri, v. i commenti di: Pierluigi Panza, Paolo Pileri, Vezio De Lucia, Andrea Villani, Rita Capurro.

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

25 LUGLIO 2019

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, il paesaggio e la cultura del progetto urbano, paesistico e territoriale

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Oriana Codispoti

cittabenecomune@casadellacultura.it

powered by:
DASTU (Facebook) - Dipart. di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

Le conferenze

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

Gli incontri

- cultura urbanistica:
- cultura paesaggistica:

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019:

D. Patassini, Urbanistica per la città plurale, commento a: G. Pasqui, La città, i saperi, le pratiche (Donzelli, 2018)

C. Cellamare, Roma tra finzione e realtà, commento a: E. Scandurra, Exit Roma (Castelvecchi, 2019)

P. Briata, Con gli immigrati per capire città e società, commento a: B. Proto, Al mercato con Aida (Carocci, 2018)

S. Viviani, Urbanistica: e ora che fare?, Commento a: P. Gabellini, Le mutazioni dell'urbanistica (Carocci, 2018)

C. Tosco, Il giardino tra cultura, etica ed estetica, commento a: M. Venturi Ferriolo, Oltre il giardino (Einaudi, 2019)

L. Padovani, La questione della casa: quali politiche?, commento a: G. Storto, La casa abbandonata (Officina, 2018)

P. Burlando, Strategie per il (premio del) paesaggio, commento a: Paesaggio e trasformazione (FrancoAngeli 2017)

P. Pileri, Suolo: scegliamo di cambiare rotta, Commento a: R. Pavia, Tra suolo e clima (Donzelli 2019)

A. Petrillo, Oltre il confine, commento a: L. Gaeta, La civiltà dei confini (Carocci, 2018)

L. P. Marescotti, Urbanistica e paesaggio: una visione comune, commento a: J. Nogué, Paesaggio, territorio, società civile (Libria, 2017)

F. Bottini, Idee di città sostenibile, Prefazione a: A. Galanti, Città sostenibili (Aracne, 2018)

M. Baioni, Urbanistica per la nuova condizione urbana, commento a: A. Galanti, Città sostenibili (Aracne, 2018)

R. Tadei, Si può comprendere la complessità urbana?, commento a: C. S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)

C. Saragosa, Aree interne: da problema a risorsa, commento a. E. Borghi, Piccole Italie (Donzelli, 2017)

R. Pavia, Questo parco s'ha da fare, oggi più che mai, commento a: A. Capuano, F. Toppetti, Roma e l'Appia (Quodlibet, 2017)

M. Talia, Salute e equità sono questioni urbanistiche, commento a: R. D'Onofrio, E. Trusiani (a cura di), Urban Planning for Healthy European Cities (Springer, 2018)

M. d'Alfonso, La fotografia come critica e progetto, commento a: M. A. Crippa e F. Zanzottera, Fotografia per l'architettura del XX secolo in Italia (Silvana Ed., 2017)

A. Villani, È etico solo ciò che viene dal basso?, commento a: R. Sennett, Costruire e abitare. Etica per la città (Feltrinelli, 2018)

P. Pileri, Contrastare il fascismo con l'urbanistica, commento a: M. Murgia, Istruzioni per diventare fascisti (Einaudi, 2018)

M. R. Vittadini, Grandi opere: democrazia alle corde, commento a: (a cura di) R. Cuda, Grandi opere contro democrazia (Edizioni Ambiente, 2017)

M. Balbo, "Politiche" o "pratiche" del quotidiano?, commento a E. Manzini, Politiche del quotidiano (Edizioni di Comunità, 2018)

P. Colarossi, Progettiamo e costruiamo il nostro paesaggio, commento a: V. Cappiello, Attraversare il paesaggio (LIST Lab, 2017)

C. Olmo, Spazio e utopia nel progetto di architettura, commento a: A. De Magistris e A. Scotti (a cura di), Utopiae finis? (Accademia University Press, 2018)

F. Indovina, Che si torni a riflettere sulla rendita, commento a: I. Blečić (a cura di), Lo scandalo urbanistico 50 anni dopo (FrancoAngeli, 2017)

I. Agostini, Spiragli di utopia. Lefebvre e lo spazio rurale, commento a: H. Lefebvre, Spazio e politica (Ombre corte, 2018)

G. Borrelli, Lefebvre e l'equivoco della partecipazione, commento a: H. Lefebvre, Spazio e politica (Ombre corte, 2018); La produzione dello spazio (PGreco, 2018)

M. Carta, Nuovi paradigmi per una diversa urbanistica, commento a: G. Pasqui, Urbanistica oggi (Donzelli, 2017)

G. Pasqui, I confini: pratiche quotidiane e cittadinanza, commento a: L. Gaeta, La civiltà dei confini (Carocci, 2018)

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