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SANGUE E MERDA: COSI' LA GUERRA


Sia che si vinca, sia che si perda






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'Sangue e merda: così la guerra, sia che si vinca, sia che si perda '

(dal Macbetto di Giovanni Testori)

 

Domenica 28giugno, a due giorni dalle ennesime stragi in Nordafrica e Medio Oriente, un paio di grandi firme del Corriere della Sera si peritano di richiamarci all'ordine: siamo in guerra e così dobbiamo chiamarla e gli Usa dovrebbero ancora una volta salvare l'Europa…

Sorprende e mortifica prendere atto che si possa continuare a pensare e a scrivere come se nulla fosse successo. La grande destabilizzazione dell'area è iniziata con la sciagurata avventura di G.W. Bush in Iraq che ha scoperchiato il vaso di Pandora: conflitti etnici e settari hanno praticamente distrutto un paese che non godeva certo di un regime democratico (come quasi tutti i suoi vicini), ma aveva almeno un sistema scolastico e sanitario decenti. Lo stesso si può dire della Siria e fors'anche in parte della Libia il cui tiranno è stato ampiamente corteggiato. Persino la Casa Bianca s'è resa conto che senza l'Iran, fin dal tempo dei Greci e degli antichi Persiani, l'Asia Centrale e le zone circostanti non possono trovare alcuna stabilità. Non si capisce tuttavia il silenzio sul palese doppiogiochismo di Ankara, perduta nelle sue chimere neo-ottomaniste, né sul perché mai i feriti di gruppi islamisti finiscano per esser curati in ospedali israeliani. E' l'Oriente, bellezza! Basterebbe leggere Limes per accorgersene, ma  non sia mai che i santoni della carta stampata, ormai tenuta in piedi da una sorta di accanimento terapeutico, sentano almeno il dovere di documentarsi… Che si sia in guerra è d'altronde evidente, ma come accade da tempo da quelle parti, quasi sempre per interposta persona, ma tutt'altra cosa è il terrorismo che di quella guerra cinica e pasticciata è solo uno degli effetti collaterali. Forse sarebbe più onesto parlare di guerre al plurale: i conflitti mai risolti tra palestinesi e israeliani, tra le fazioni libanesi, tra vari paesi sunniti in gara per l'egemonia, cui vanno aggiunti il revival della contrapposizione sunniti-sciiti, quello della mai sopita causa curda e il desolante fallimento delle primavere arabe, tanto osannate quanto trascurate.

Il timore fondato è che si soffi sul fuoco dello scontro fra civiltà, mentre è proprio e solo qui e ora che coi musulmani ormai alla terza o quarta generazione che andrebbero poste le basi per una possibile alternativa. Occorrerebbe però una visione a medio lungo termine che non si riesce a immaginare da che parte possa venire. Forse proprio dalla scalcagnata Europa che più d'ogni altro ne sarebbe interessata, se solo sapesse badare a se stessa. E' ormai evidente che il grande gioco si sta svolgendo in Estremo Oriente, dove vanno emergendo potenze economiche come la Cina e l'India. Ragione di più per non accettare passivamente di finire nell'angolo. 

 


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01 LUGLIO 2015

 DIO PERDONA, DARWIN NO

n°8