Giulio Ciavoliello  
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DIDASCALIE: LA BIENNALE DI VENEZIA


Con Esplicitazione del rimosso. Das Kapital alla Biennale di Venezia



Giulio Ciavoliello


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La Biennale d’arte Venezia è incredibile. Tutta la città è un pullulare di mostre e iniziative legate alle arti visive, ben al di là dell’ente Biennale che già di per sé propone moltissimo, ai Giardini, all’Arsenale, con i padiglioni nazionali interni ed esterni. E il fenomeno nel corso degli anni aumenta sempre di più. Nei giorni della vernice ogni due passi si scopre un luogo dove inizia una mostra, spesso con un cocktail, occasione di incontro per addetti ai lavori e curiosi. Si ha la sensazione di beneficiare di tante proposte mentre permane un dubbio come sottofondo. Ci si sta perdendo qualcosa di meglio da un’altra parte? Non mi trovo nel posto giusto al momento giusto? Certo per il visitatore professionale esistono delle linee guida, riguardo a dentro e fuori Biennale. Ma limiti di tempo, l’ubiquità impossibile, fanno vivere l’angoscia della perdita, nello stesso momento in cui nel muoversi per mostre si decide di arrendersi, quando bisogna fermarsi. Non si può più immagazzinare informazioni. La mente non ce la fa più a comprendere. E’ necessario rimandare all’indomani.

 

Il senso di incompletezza aumenta fino all’esasperazione se si pensa alla continuazione di attività dal vivo e temporanee che si tengono all’interno della Biennale, per i quasi sette mesi della durata complessiva. Qui, giorno dopo giorno, soprattutto nella cosiddetta Arena, una struttura d’impianto teatrale appositamente costruita nell’edificio principale ai Giardini, si tengono letture, conferenze, dibattiti, spettacoli. In effetti l’incompletezza rientra nelle intenzioni del curatore, Okwui Enwezor, perché è prevista, dichiarata, con una esplicita contraddizione fra staticità di ciò che viene proposto in modo fisso e vitalità di ciò che accade in svariati momenti, con risvolti prefigurabili solo in parte.

Si tratta di un modello espositivo non nuovo, ma che a Venezia trova la sua originale articolazione in un fondamento: la lettura e rilettura quotidiana da parte di attori de Il Capitale di Carlo Marx. La pervasività del capitale, intesa come economia e profitto, costantemente rimossa dai riti del mondo dell’arte, diventa centrale nella Biennale di Enwezor. Tutta la mostra, in alcuni casi con il concorso di padiglioni nazionali che rinunciano all’autonomia prevista dallo statuto, si declina tenendo conto di conflitti, sperequazioni, migrazioni, emergenze ambientali, implicazioni della globalizzazione, legati ai rinnovamenti del capitale, alle sue capacità di adeguamento a nuove prospettive di profitto.

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03 LUGLIO 2015

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