Gianfranco Fabi  
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IN RICORDO DI MARIO UNNIA


Gratitudine per un maestro che non amava essere definio così



Gianfranco Fabi


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È stato un incontro tra amici, un ricordare insieme una persona con cui si è fatto un tratto di strada, si è condivisa un'esperienza, da cui si è imparato qualcosa che, magari, ha segnato il nostro cammino.

Così, con molta semplicità e altrettanta cordialità, un pomeriggio alla Casa della cultura si sono dati appuntamento gli amici di Mario Unnia, scomparso alla fine di gennaio, su sollecitazione degli editori Guerini ed Olivares che avevano pubblicato i suoi ultimi libri.

Dopo l'introduzione di Domenico De Masi e Giuseppe Varchetta, hanno ricordato Mario Unnia con molta partecipazione, Piero Bassetti, Emilio d'Orazio, Nando dalla Chiesa, Remo Danovi, Enrico Finzi, Dario Forti, Paolo Iacci, Gilda Morelli, Raoul Nacamulli, Emanuela Salati e Marco Vitale. Hanno inoltre inviato messaggi di ricordo Gianfranco Dioguardi, Francesco Varanini e Salvatore Veca.  

Nel susseguirsi degli interventi è emersa, a fianco della gratitudine di chi ha avuto l'occasione di conoscerlo e di apprezzarlo nell'amicizia e nell'impegno professionale, anche l'ammirazione verso la grande capacità di Mario Unnia di anticipare i tempi, di cogliere i cambiamenti, di sviluppare la sua presenza per arricchire la conoscenza dell'impresa e del sistema in cui l'impresa si muove.

È stato un antesignano nell'esigenza di implementare le discipline manageriali con gli apporti provenienti dall'insieme delle scienze umane. Con il distacco di un uomo libero e con quella sottile arguzia che rende più facile affrontare i temi anche più complessi.

In primo piano la sua attività nel campo della formazione e della ricerca, con quella visione del futuro centrata sulla capacità di cogliere gli aspetti meno scontati, ma spesso tra i più importanti per comprendere lo sviluppo delle imprese.

Da tutte le testimonianze é emerso come Mario Unnia amasse discutere, affrontare con dialettica i problemi, intessere un dialogo capace di superare le inevitabili posizioni precostituite. Un cultore di una cultura manageriale costruita attraverso il dialogo, l'analisi delle esperienze diverse, la sollecitazione al confronto ordinato e costruttivo.

Un maestro, anche se non amava essere definito così. Un maestro con la volontà di cogliere i lati positivi dei progetti a cui lavorava. Con il gusto del paradosso è della sottile provocazione, ma sempre con un intento costruttivo nonostante quello scetticismo di fondo che lo portava spesso a giudizi fin troppo drastici.

I suoi seminari di primavera, così come l'attenzione all'etica degli affari, la fiducia nella società civile, la passione per la perfezione organizzativa sono altri elementi che hanno composto un ricordo di una personalità, quella di Mario Unnia, che ha lasciato il segno nella stessa prospettiva di altri grandi personalità all'interno della realtà italiana: una su tutte, la figura di Adriano Olivetti più volte evocata come esempio di umanità e organizzazione, di apertura e tensione civile.

 


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20 APRILE 2016