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USCIRE DAL SILENZIO DELLE IDEE


Pensiero critico e nuovo umanesimo nell'Europa che cambia



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Sabato 18 novembre si è avviata a Cremona la collaborazione tra il "Forum delle idee", fondato da un gruppo di giovani universitari, e la Casa della cultura di Milano, rappresentata dal suo direttore Ferruccio Capelli. Come esordio Michele Aglio, Anna Delbarba, Matteo Lodigiani hanno presentato le linee guida del "Forum delle Idee" che intendono come spazio aperto, plurale e indipendente al servizio di una cittadinanza attiva e del rinnovamento radicale del pensiero politico attraverso l'approfondimento e l'analisi delle questioni fondamentali che caratterizzano la nostra società globale in fase di transizione, partendo dalla condivisione degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell'ONU .

Ospite del Forum e relatore principale dell'iniziativa, Ferruccio Capelli non si è risparmiato nell'incoraggiare lo sviluppo del progetto avviato dai giovani cremonesi e ha incentrato il suo contributo sul tema


"Uscire dal silenzio delle idee:
pensiero critico e nuovo umanesimo nell'Europa che cambia
"

 

Michele Aglio, Anna Delbarba, Ferruccio Capelli e Matteo Lodigiani

 

Sintesi del' intervento di Ferruccio Capelli a cura del Forum.

"Oggi vi è un diffuso "silenzio delle idee". Le idee innovative non mancano, ma manca chi le organizzi in modo strutturato. L'Europa è in fase di forti trasformazioni: per comprendere tali fenomeni, il punto di partenza è andare oltre la cronaca e osservare quali fattori scuotono nelle fondamenta le nostre società.

Il primo di questi fattori si ritrova nei mutamenti demografici: il nostro continente sta invecchiando e ciò porterà nel breve periodo ad un crollo demografico. Inoltre, le migrazioni fanno emergere un problema di identità nella nostra società. Un secondo fattore decisivo è la globalizzazione, che permette lo spostamento massiccio di capitali, il quale, in un contesto di dilagante ideologia liberista, crea uno spaesamento tra i cittadini europei. Vi sono, in aggiunta, enormi mutamenti nella struttura di produzione. Infine, il sistema di comunicazione e dei media sta ottenendo una crescita vertiginosa del suo potere, creando l'illusione nei cittadini di essere protagonisti della produzione di informazioni sui social media e spingendo verso l'annullamento dei corpi intermedi. Una conseguenza diretta di ciò è la crescente difficoltà di organizzare la voce collettiva di determinati interessi sociali. Il cittadino è sempre più isolato nell'ambito della vita pubblica e collettiva.

Si evidenzia così che alla base dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo vi sono due elementi strutturali: l'innovazione tecno-scientifica e la globalizzazione. Il problema è capire chi può dirigere queste trasformazioni. Inoltre, questa epoca dell'incertezza fa emergere un sentimento di paura nel profondo della società, che favorisce un ritorno al passato, tra populismi e nazional-populismi. Spesso, tale spaesamento porta anche ad un sentimento di rassegnazione: "non c'è nulla da fare" diventa così una frase ricorrente che giustifica la rassegnazione e l'accettazione della situazione esistente.

Ecco allora che la chiave per uscire da questa fase di incomprensione del nostro presente è il pensiero critico: esso risponde alla necessità di capire in modo completo e profondo i meccanismi alla base degli odierni mutamenti internazionali, al fine di decidere dove poter andare e ridurre l'incertezza del futuro.

La riorganizzazione del pensiero diventa, dunque, essenziale e deve essere riportata ad un livello di dibattito pubblico, il quale non deve accontentarsi di una politica assertiva, sterile di contenuti, ma che riscopra l'efficacia di una politica argomentativa.

I tre filoni principali su cui riorganizzare tale pensiero sono i seguenti.

Lotta ai cambiamenti climatici: noi abbiamo un solo pianeta. Questa sembra una frase banale, ma non lo sarà finché tutte le sue dirette conseguenze non saranno percepite seriamente da chi è responsabile di tali politiche. Serve definire nuovi paradigmi cuturali, economici, energetici ed ecologici quali la sostenibiltà, la mitigazione, la resilienza, la riconversione ecologica dell'economia, prendendosi cura del territorio e sviluppando processi produttivi alternativi.

Lotta alla crescita delle disuguaglianze, che hanno conseguenze devastanti in termini sociali, economici e di efficienza. Si riscontra che oggi la crescita delle disuguaglianze si accompagna anche ad una riduzione dello Stato come fornitore di welfare. In particolare, la divaricazione interna al mondo del lavoro ha raggiunto livelli preoccupanti.

Integrazione e dialogo fra le culture e le popolazioni. In particolare, è pressante la necessità di ripensare alcune politiche per l'area mediterranea che richiedono un'Europa più unita politicamente, più capace di incidere con una voce sola sul piano internazionale, in grado di garantire il rispetto dei diritti umani creando un governo dei flussi migatori atttaverso corridoi umanitari legali.

Il pericolo che oggi ha di fronte sia l'Europa che gli Stati Uniti è il ritorno all'indietro con l'affermarsi di nazionalpopulismi sempre più aggressivi. Al fenomeno del successo di Trump negli Stati Uniti affianchiamo quello che succede in Austria e nei Paesi del gruppo di Visegrad ( Ungheria, Polonia, Cechia e Slovacchia) con Governi sempre più intolleranti, xenofobi e autoritari. Le stesse difficolta' che incontra la Germania della Merkel a fare un governo ci dice che l'intero assetto europeo scricchiola, ha crepe profonde.

Per questo le forze del cambiamento e delle "società aperte" devono eleborare una strategia politica e valoriale forte e di lungo periodo; non avere timidezze nel presentare mete da raggiungere e visioni del futuro comune da costruire. Dunque proporre "un'utopia ragionevole". Il nuovo umanesimo è il quadro valoriale in cui muoversi, senza lo sguardo impaurito e rivolto al passato. Senza cedere alla suggestione del declino dell'Occidente e dell'Europa che è un mito di destra. Certo, l'Europa nei rivolgimenti geopolitici in corso conterà di meno di fronte all'emergere di giganti come la Cina e l'India. Ma come potenza civile l'Europa può e deve dire ancora molto in fatto di diritti umani, diritti sociali, pluralismo, democrazia e laicità.

Tutte queste questioni saranno affrontate nel corso delle prossime attività del Forum delle Idee, per uscire da questo assordante silenzio e riportare con umiltà tali riflessioni critiche dentro il dibattito pubblico, tra i cittadini. La battaglia delle idee deve riaprirsi ad una partecipazione ampia che coinvolga gli attori sociali disponibili ad esporsi, a spendersi per battaglie sociali e civili giuste. La politica leaderistica ci porta invece ad un rapporto tra il leader e il pubblico dei suoi fedeli che impoverisce la stessa democrazia. La democrazia non può ridursi ad un ceto politico sempre più ristretto ed elitario che, per sopravvivere, cede allo strapotere delle tecnocrazie e della finanza.

Rinnovamento e riforma della politica, riorganizzazione di un pensiero radicalmente democratico, cultura della complessità e interdipendenza dei processi sociali ed economici, sguardo critico verso ogni forma di oligarchia e di subalternità alle élites interne e internazionali. Ecco la strada lunga e la porta stretta del nuovo umanesimo per un patto politico e sociale diffuso contro le disuguaglianze."

 


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24 NOVEMBRE 2017

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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