Francesco Gastaldi  
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UN GOVERNO DEL TERRITORIO PER IL VENETO?


Commento al libro curato da Michelangelo Savino



Francesco Gastaldi


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Il volume curato da Michelangelo Savino - Governare il territorio in Veneto (Cleup, 2017) - si occupa di "governo del territorio" in modo ampio e multidimensionale, con contributi di esperti di diversi ambiti disciplinari che si interrogano su differenti problematiche. Leggendolo sembra trasparire una domanda sottesa: è possibile un governo del territorio per il Veneto, una regione che più di altre ha subito dapprima processi di sviluppo travolgenti e ora deve fare i conti con dinamiche economiche e territoriali inaspettate? La regione in cui il curatore vive e insegna è dunque stata scelta come "campo di osservazione privilegiato" da cui emergono interrogativi di rilievo:

- è davvero possibile che la fase di sviluppo che ha caratterizzato quest'area per decenni si avvii verso una situazione di cronica debolezza, instabilità o perfino inversione di tendenza imposte dalla globalizzazione dei mercati?

- La fase che si sta evidenziando dovrà comportare un ripensamento e nuovi modelli che passino attraverso adeguate politiche pubbliche?

- Quale ruolo può giocare il governo del territorio a livello locale e regionale in questa ridefinizione?

- Come muoversi senza snaturare il valore aggiunto delle produzioni e dei territori locali che, nonostante la crisi e varie problematiche, continuano a essere fonti insostituibili di creatività, idee, tradizioni, singolarità?

Partendo dal Veneto, l'obiettivo del volume è far comprendere come il governo del territorio sia chiamato oggi a fronteggiare sfide nuove e dirompenti, costruire scenari di sviluppo armonici ed equilibrati, delineare strategie coerenti dell'azione pubblica. I processi in atto ormai da un decennio dovuti alla crisi economica mettono in discussione gli stessi strumenti di lettura, interpretazione e possibile progettualità dei territori. A livello regionale l'industrializzazione diffusa che, nella sua fase iniziale avveniva spesso in deroga o in assenza di strumenti urbanistici, è stata tollerata e favorita poiché "limitava i problemi che i governi locali dovevano affrontare e perché manteneva le funzioni integrative svolte dalla famiglia e dalla comunità locale" (1). Nel Veneto, in particolare, l'intervento politico di programmazione è sempre stato ridotto al minimo e spesso ha svolto una funzione più simbolica che sostanziale poiché il compito di regolare lo sviluppo è stato affidato alla capacità di autoregolazione spontanea della comunità locale. Oggi però la questione si presenta in forme diverse: se il ruolo del privato è unanimemente accettato, il problema che si pone è come ridefinire il pubblico interesse, in una regione dove, osservando il dibattito locale, spesso sembra essere in discussione l'idea stessa di 'pubblico' come soggetto dotato di autorità e di forme di legittimazione rispetto al privato.

Con processi di globalizzazione sempre più spinti e accelerazioni delle dinamiche in atto, il rischio più grande sta nel fatto che l'urbanistica sia costantemente in ritardo, rincorra continuamente l'evoluzione economica e sociale, non sia in grado di prevedere scenari, non riesca a riconoscere come la dotazione di potenzialità esistenti possa divenire motore di opportunità economiche. Proprio in un territorio dove l'importanza delle interazioni tra sviluppo economico locale, assetti politici e culturali e ruolo (o non ruolo) delle istituzioni è stato da tempo rilevato come un carattere peculiare, questo lavoro aggiunge un tassello interpretativo importante e pone nuovi interrogativi in "tempo reale". Tutto ciò per evitare un divario sempre più ampio fra intenzioni e una realtà governata da strumenti urbanistici concepiti e approvati generalmente in epoca pre-crisi e con previsioni che in pochi anni si sono rivelate vecchie e superate.

Il libro è organizzato in tre sezioni con le quali il curatore ha cercato di focalizzare l'attenzione su tre ambiti caratterizzati da dinamiche che oggi sono è difficile interpretare in un quadro che si caratterizza per incertezza, indeterminazione, scarsa progettualità e debole fiducia nel futuro. La prima sezione denominata "Questioni territoriali" cerca di mettere in evidenza non solo i processi che si stanno verificando e che incidono in modo determinante su usi e consumi del territorio, dinamiche economiche e pratiche sociali, ma soprattutto le realtà che con il governo del territorio hanno strette interazioni. La seconda sezione "Quadri e riferimenti" intende invece riassumere l'evoluzione di alcuni quadri teorici e normativi, prospettive metodologiche e indirizzi politici, che hanno inciso significativamente sul cambiamento di approcci, di obiettivi e strumenti del governo del territorio: dal paradigma della sostenibilità al cambiamento di orientamento determinato dalla Convezione Europea sul Paesaggio. Infine la terza sezione, "Gli strumenti urbanistici in Veneto", descrive in modo critico gli strumenti a disposizione del governo del territorio nel quadro politico rinnovatosi negli ultimi anni nella regione, secondo nuovi paradigmi e metodologie e quindi davanti alle sfide che l'attuale congiuntura impone.

Nel capitolo dello stesso Savino dal titolo La struttura insediativa del Veneto, uno scenario in mutamento, l'autore muove da alcuni filoni di analisi ormai classici delle trasformazioni socio economiche e territoriali della regione secondo caratteristiche che sono state definite con il termine di "città diffusa" (2), per poi soffermarsi sui processi più recenti dovuti agli impatti di fenomeni quali la crisi, la globalizzazione e le delocalizzazioni, la riarticolazione dei processi produttivi. Questi ultimi, in particolare, pongono questioni rilevanti, e forse non del tutto ancora comprese, per tutti coloro che, con diversi ruoli, si occupano di questioni territoriali. Domande a cui una pianificazione, spesso in ritardo, dovrà dare risposte per non correre il rischio di un aumento del gap fra processi reali e ruolo di governo delle istituzioni.

Il volume presenta in modo critico gli strumenti per il governo del territorio così come formulati nella legge urbanistica regionale 11/2004 della Regione Veneto, presentandone obiettivi, aspirazioni, limiti e risultati conseguiti. Questo con l'ausilio di paesaggisti, geografi, demografi, politologi, economisti e altri esperti in modo da garantire una lettura "a tutto tondo" e partendo dal presupposto che senza una conoscenza multidisciplinare dei territori non è possibile non solo pianificare, ma compiere scelte di carattere collettivo. Tra le distorsioni più evidenti a cui si assiste spesso in Veneto, vi quella di un comportamento dualistico per cui da un lato molti amministratori locali dichiarano di voler combattere le nuove edificazioni (perché c'è la crisi), ma d'altro lato sono disponibili a trattare, attraverso gli accordi di programma, per la realizzazione di nuovi grandi interventi su aree agricole perché considerati utili per "superare" la congiuntura economica negativa, in prospettiva occupazionale, ma anche per favorire nuove entrate per i Comuni. Le distanze tra cultura urbanistica e saperi amministrativi locali continuano a tradursi, nonostante la globalizzazione (anzi, forse proprio per questa), in vantaggi competitivi che superano gli svantaggi dovuti alla possibilità di poter produrre all'estero a minori costi. In particolare, è proprio il livello comunale che si trova, più di ogni altro, sollecitato a rispondere a nuove domande attraverso un ruolo "attivo" della classe politica e amministrativa locale, in una situazione di crisi dei modelli di welfare, di trasformazione delle tradizionali forme di rappresentanza, di nuove sfide aperte dai processi di globalizzazione mondiale e di sempre maggiore necessità di qualità urbana e territoriale. Così, anche se alcuni fenomeni legati a ristrutturazioni aziendali, rimodulazioni di fasi produttive e delocalizzazioni erano già in atto in epoca pre-crisi, le dismissioni più recenti hanno avuto effetti più visibili e dirompenti che vanno a sommarsi a quelli generati da manufatti non terminati per fallimenti dei proponenti, progettualità azzardate, trasformazioni abbandonate o interrotte.

Nel volume sono affrontati anche temi e questioni inerenti i settori dell'agricoltura e del turismo, molto caratterizzanti per il Veneto, anch'essi sottoposti a processi di forte mutamento che possono essere visti come rischi e opportunità. Le nuove possibilità offerte ai consumatori nel mercato turistico internazionale e l'incapacità di garantire un'offerta territoriale innovativa e attenta alle nuove esigenze di sostenibilità e qualità ambientale hanno comportato un indebolimento sul fronte dell'offerta turistica di molte realtà. D'altro canto questo fenomeno, analizzato dal punto di vista degli effetti territoriali e delle domande di governo del territorio, pone nuove questioni che se sapientemente colte possono supportare gli enti nell'intraprendere azioni di sviluppo locale e di rigenerazione dove il turismo potrebbe giocare un ruolo significativo nel mettere in atto processi di diversificazione dell'economia locale.

Per concludere, le riflessioni di carattere generale insieme a quelle più disciplinari, di carattere tecnico-descrittivo relative a normative e strumenti di governo del territorio, costituiscono un sapiente mix che rende il volume non solo corposo (382 pagine) ma completo dal punto di vista della trattazione svolta e soprattutto di particolare interesse: una sorta di atlante di questioni aperte che - coerentemente con la formazione e l'impostazione culturale del curatore - hanno come filo conduttore il continuo interrogarsi sulla rilevanza pubblica della pianificazione. Anche se libro sembra offrire nuovi e svariati elementi di complessità alla questione in un quadro di già elevata entropia, resta tuttavia aperta la domanda iniziale: è possibile un governo del territorio per il Veneto?

Francesco Gastaldi

 

Note
1) Carlo Trigilia, "Dinamismo privato e disordine pubblico. Politica, economia e società locali", in AA. VV., Storia dell'Italia repubblicana. Volume secondo. La trasformazione dell'Italia: sviluppo e squilibri. Tomo 1 Politica, economia, società, Einaudi, Torino 1995, pag. 743.
2) Francesco Indovina et al., La città diffusa, DAEST-IUAV Venezia, 1990.

 

 

N.d.C. - Francesco Gastaldi è professore associato di Urbanistica presso l'Università Iuav di Venezia. Laureato in architettura presso l'Università degli Studi di Genova, ha conseguito il dottorato di ricerca in Pianificazione territoriale e sviluppo locale presso il Politecnico di Torino. Svolge attività di ricerca su temi riguardanti le politiche di sviluppo locale, la gestione urbana, le vicende urbanistiche della città di Genova dal dopoguerra a oggi. È autore di articoli, saggi e libri.

Per Città Bene Comune ha scritto: Gentrification. Tutte le città come Disneyland (9 giugno 2016); Urbanistica per i distretti in crisi (15 giugno 2017).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

20 LUGLIO 2018

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, il paesaggio e la cultura del progetto urbano, paesistico e territoriale

ideato e diretto da
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prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
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Oriana Codispoti

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Le conferenze

2017: Salvatore Settis
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Gli incontri

- cultura urbanistica:
 
- cultura paesaggistica:

 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018:

G. Nuvolati, Tecnologia (e politica) per migliorare il mondo, commento a: C. Ratti, La città di domani (con M. Claudel, Einaudi, 2017)

F. Mancuso, Città come memoria contro la barbarie, commento a: A. Zevi, Monumenti per difetto (Donzelli, 2014)

M. Morandi, Per una Venezia di nuovo vissuta, commento a: F. Mancuso, Venezia è una città (Corte del Fontego, 2016)

R. Pavia, Leggere le connessioni per capire il pianeta, commento a: P. Khanna, Connectography (Fazi, 2016)

G. Consonni, In Italia c'è una questione urbanistica?, commento a: I. Agostini, E. Scandurra, Miserie e splendori dell'urbanistica (DeriveApprodi, 2018)

M. Romano, Memoria e bellezza sotto i cieli d'Europa, commento a: S. Settis, Cieli d'Europa (Utet, 2017)

V. Biondi, La nuova crisi urbana negli USA, commento a: R. Florida, The New Urban Crisis (Basic Books, 2017)

P. Colarossi, Per un ritorno al disegno della città, commento a: R. Cassetti, La città compatta (Gangemi, 2012, rist. 2015)

A. Clementi, In cerca di innovazione smart, commento a: C. Morandi, A. Rolando, S. Di Vita, From Smart Cities to Smart Region (Springer, 2016)

P. Pucci, La giustizia si fa (anche) con i trasporti, commento a: K. Martens, Transport Justice. Designing fair transportation systems, (Routledge, 2017)

E. Trusiani, Ritrovare Mogadiscio, commento a: N. Hagi Scikei, Exploring the old stone town of Mogadishu (Cambridge Scholars Publishing, 2017)

A. Villani, Post-metropoli: quale governo?, commento a: A. Balducci, V. Fedeli, F. Curci, Oltre la metropoli (Guerini, 2017)

R. Cuda, Le magnifiche sorti del trasporto su gomma, commento a: M. Ponti, Sola andata (Egea 2017)

F. Oliva, Città e urbanistica tra storia e futuro, commento a: C. de Seta, La civiltà architettonica in Italia dal 1945 a oggi (Longanesi, 2017) e La città, da Babilonia alla smart city (Rizzoli, 2017)

J. Gardella, Attenzione al clima e alla qualità dei paesaggi, commento a: M. Bovati, Il clima come fondamento del progetto (Marinotti, 2017)

R. Bedosti, A cosa serve oggi pianificare, commento a: I. Agostini, Consumo di luogo (Pendragon, 2017)

M. Aprile, Disegno, progetto e anima dei luoghi, commento a: A. Torricelli, Quadri per Milano (LetteraVentidue, 2017)

A. Balducci, Studio, esperienza e costruzione del futuro, commento a: G. Martinotti, Sei lezioni sulla città (Feltrinelli, 2017)

P. C. Palermo, Il futuro di un Paese alla deriva, riflessione sul pensiero di Carlo Donolo

G. Consonni, Coscienza dei contesti come prospettiva civile, commento a: A. Carandini, La forza del contesto (Laterza, 2017)

P. Ceccarelli, Rappresentare per conoscere e governare, commento a: P. M. Guerrieri, Maps of Delhi (Niyogi Books, 2017)

R. Capurro, La cultura per la vitalità dei luoghi urbani, riflessione a partire da: G. Consonni, Urbanità e bellezza (Solfanelli, 2017)

L. Ciacci, Il cinema per raccontare luoghi e città, commento a: O. Iarussi, Andare per i luoghi del cinema (il Mulino, 2017)

M. Ruzzenenti, I numeri della criminalità ambientale, commento a: Ecomafie 2017 (Ed. Ambiente, 2017)

W. Tocci, I sentieri interrotti di Roma Capitale, postfazione di G. Caudo (a cura di), Roma Altrimenti (2017)

A. Barbanente, Paesaggio: la ricerca di un terreno comune, commento a: A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio (Laterza, 2016)

F. Ventura, Su "La struttura del Paesaggio", commento a: A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio (Laterza, 2016)

V. Pujia, Casa di proprietà: sogno, chimera o incubo?, commento a: Le famiglie e la casa (Nomisma, 2016)

R. Riboldazzi, Che cos'è Città Bene Comune. Ambiti, potenzialità e limiti di un'attività culturale

 

 

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