Lelio Demichelis  
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SORVEGLIATI E CONTENTI


Così i social hanno realizzato la forma di controllo perfetta



Lelio Demichelis


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Web e social hanno realizzato la forma perfetta di sorveglianza, da cui nessuno vuole fuggire o evadere. Tutti prigionieri felici contribuiamo a un modello economico in cui aziende private sanno di noi molto più di qualsiasi Stato, pure il più intrusivo. E guadagnano cifre enormi coi nostri dati. Riflettiamo sugli effetti

 

La sorveglianza e il controllo non nascono certo oggi ma sono strutturali al capitalismo e alla tecnica quali forme di organizzazione della vita.

Nella odierna società tecno-capitalista ci sono tuttavia differenze importanti rispetto al passato e che vanno evidenziate:

  • La prima è che oggi non sono più gli Stati a controllare e profilare gli individui, ma le società private (dalla Fiat a Facebook).
  • La seconda è che la tecnologia ha abilitato il passaggio da una sorveglianza mirata, e quindi limitata, ad una generalizzata e per di più volontaria, anche se indotta da un modello di business creato per farci credere di essere liberi quanto più condividiamo tutti gli aspetti delle nostre vite (pensiamo a tutto quello che volontariamente postiamo sui social).

La forma perfetta di controllo si è realizzata, insomma, grazie alle nuove tecnologie.

 

Il Panopticon di Bentham e la costruzione dell'uomo docile

Per parlare di rete, di controllo, di perdita della privacy e arrivare al recente The Age of Surveillance Capitalism di Shoshana Zuboff potremmo o dovremmo infaati risalire (banale, ma necessario) al Panopticon di Jeremy Bentham, opera del 1791; e a Michel Foucault che ne fa uno degli elementi cardine della sua analisi su sorvegliare e punire, sulla nascita della prigione moderna, delle discipline e quindi del capitalismo.

Struttura carceraria, il Panopticon di Bentham, ma modello appunto anche per fabbriche, ospedali e scuole. Composto da una torre di sorveglianza centrale con attorno un anello periferico in cui sono sistemati coloro che devono essere controllati. Scopo del Panopticon era di permettere a un solo sorvegliante - questa la sua grande efficienza, o detto altrimenti: la razionalità strumentale del sistema ideato dall'utilitarista Bentham - di controllare una moltitudine di persone, osservando (opticon) ogni soggetto (pan) da sorvegliare, ridotto a oggetto del controllo da parte del potere.

Prigioni, fabbriche, uffici, lo stato con i servizi segreti e le polizie segrete e oggi la rete con social e Big Data fino a Cambridge Analytica e oltre - tutto si rifà a quel modello.

Un meccanismo di potere che produce un dispositivo di sorveglianza e di controllo, ma anche - in chi deve essere osservato - una sorta di auto-sorveglianza e di auto-controllo, nel dubbio se essere o meno osservato dalla torre. Che è un modo quasi perfetto per costruire uomini docili e soprattutto auto-docilizzati. E quindi utili e produttivi. Produttivi di lavoro nella fabbrica-fordista, di dati nella fabbrica-rete.

 

La rinuncia volontaria (ma indotta) alla privacy

Un meccanismo di potere sull'uomo diverso ma molto simile a quello che si genera tra servo e padrone; vicino alla servitù volontaria di La Boètie; che sfrutta abilmente la voglia di conformismo e di fuga dalla libertà dell'uomo (secondo Erich Fromm[1]); realizzandosi attraverso quello che oggi definiremmo un soft power il cui sapere/potere è quello di essere capace di far rimuovere negli individui il confine o la parete tra pubblico e privato, tra dentro e fuori se stessi; e che oggi si replica e si aggrava con la perdita volontaria (ma indotta) di quella privacy[2]che era invece la base costitutiva della libertà dell'individuo moderno[3], ciascuno auto-imprigionandosi nel Panopticon della rete - perché rinunciare alla privacy significa rinunciare alla propria soggettività e quindi alla propria libertà/autonomia.

Ed è, di nuovo, la forma più perfetta di controllo, per cui nessuno vuole fuggire o evadere dal controllo e resta felicemente prigioniero nella cella (oggi piena di amici, di like e di app) che si è costruito attorno (che il potere gli ha costruito attorno illudendolo della massima libertà individuale e della massima socievolezza) - restando prigioniero, secondo Anders, anche qualora potesse uscire dalla cella[4].

 

Tecnologia e perdita della libertà

Scriveva Foucault: "Il Panopticon è una macchina per dissociare la coppia vedere-essere visti: nell'anello periferico si è totalmente visti, senza mai vedere [il sorvegliante]; nella torre centrale si vede tutto, senza mai essere visti. Dispositivo importante perché automatizza e de-individualizza il potere (…) Il Panopticon è una macchina meravigliosa che, partendo dai desideri più diversi, fabbrica effetti omogenei di potere"[5].

Modellando i comportamenti umani, omologandoli, regolarizzandoli e normalizzandoli. Non solo: "Bentham si meravigliava che le istituzioni panoptiche potessero essere così lievi…. Colui che è sottoposto a un campo di visibilità, e che lo sa, prende a proprio conto le costrizioni del potere; le fa giocare spontaneamente su se stesso; inscrive in se stesso il rapporto di potere nel quale gioca simultaneamente i due ruoli, diviene il principio del proprio assoggettamento".

O della propria auto-amministrazione nella società amministrata secondo i francofortesi: "un sistema che determina a priori il prodotto dell'apparato non meno che le operazioni necessarie per alimentarlo ed espanderlo. (…) In tal modo esso dissolve l'opposizione tra esistenza privata ed esistenza pubblica (…). La tecnologia serve per istituire nuove forme di controllo sociale e di coesione sociale, più efficaci e più piacevoli"[6] scriveva Marcuse, ben comprendendo che "la società tecnologica è un sistema di dominio che prende ad operare sin dal momento in cui le tecniche sono concepite ed elaborate", ovvero tecnica e controllo sono una cosa sola, tecnica e perdita della libertà (e quindi, alienazione[7]) dell'uomo sono in una relazione stretta e necessaria.

 

Il tecno-capitalismo e (è) il controllo

Il sistema tecnico diventa (è) totalitario (e/o religioso[8]), perché è nella natura di ogni sistema totalitario e di ogni organizzazione che tenda al monismo e all'olismo, di voler conoscere tutto di tutti, di controllare, registrare, incasellare, limitare la libertà individuale - perché, come scriveva Hannah Arendt: "a causa della loro capacità di pensare, gli uomini sono sospetti per definizione e l'ombra non può essere dissipata da un contegno esemplare, perché la capacità umana di pensare implica altresì la capacità di cambiare opinione"[9].

Continuava Foucault: "In effetti anche il potere esterno può alleggerirsi delle sue pesantezze fisiche, tendere all'incorporeo" (oggi diremmo: al virtuale); "e più si avvicina a questo limite" (ormai lo abbiamo superato), "più i suoi effetti sono costanti, profondi, acquisiti una volta per tutte, incessantemente ricondotti: perpetua vittoria che evita ogni scontro fisico e che è sempre giocata in anticipo".

E il Panopticon "è polivalente nelle sue applicazioni", ma è anche sempre uguale nella sua logica di controllo. E la sorveglianza passa oggi attraverso i dati che ciascuno di noi liberamente lascia in rete dopo che Mark Zuckerberg ci ha convinti che la privacy è cosa del passato, inutile nella società della rete - affinché noi condividessimo tutto della nostra vita e delle nostre relazioni sociali perché potesse poi, profittevolmente per sé, estrarne valore.

Facebook è infatti un'impresa privata che mira al profitto per sé e a niente altro; e definirsi social è la grande abilità del capitalismo di sfruttare la vita intera di ciascuno anche attraverso la sua produzione di dati personali, dopo avere sfruttato prima il suo lavoro di produzione e poi il suo lavoro di consumo. Vita e privacy da cui liberamente ci siamo alienati diventando altro da noi, accettando di comportarci come il sorvegliante-Zuckerberg voleva ci comportassimo (è un classico esempio di eteronoma socializzazione di ruolo-funzione) - complice l'industria culturale del Grande Fratello che ha legittimato il piacere perverso di guardare gli altri, spiandoli di nascosto: un processo pedagogico utile per contribuire alla rimozione della stessa privacy intesa quale ostacolo alla profilazione di tutti e di ciascuno, entrando fin dentro la camera da letto. [...]

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07 MARZO 2019