Maurizio Morandi  
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PER UNA VENEZIA DI NUOVO VISSUTA


Commento al libro di Franco Mancuso



Maurizio Morandi


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Nel titolo del libro di Franco Mancuso, Venezia è una città. Come è stata costruita e come vive (Corte del Fontego, 2016) (1), sono già sintetizzate due linee guida che orientano tutto il testo. Venezia è una città: significa ribadire che per prima cosa Venezia costituisce un sistema urbano complesso e che quindi per viverci e percorrerla, per studiarla e descriverla occorre considerare un intero sistema costituito dalla concorrenza non casuale di elementi molteplici che offre quindi visioni, delle più varie specie, proprie di una grande città. Significa che per descrivere davvero Venezia occorre un'ottica d'insieme, senza fermarsi a punti di vista parziali, anche se con analisi molto approfondite, come ritroviamo in tanti testi. L'originalità e la profondità del libro di Mancuso è nel carattere sintetico col quale la città è spiegata sempre nei diversi aspetti e nella loro consequenzialità. Il sottotitolo, Come è stata costruita e come vive, esplicita l'importante principio culturale e metodologico a partire dal quale il libro racconta Venezia, in tutta la sua storia e in ogni sua parte geografica: la città è descritta attraverso una sintesi continua tra le ragioni della sua costruzione, le forme assunte e i modi di viverle e usarle, integrando il discorso in un sistema sincronico passato e presente. Il passato è la memoria con cui guardiamo il presente. È in questo rapporto tra spazio rappresentato e spazio vissuto, tra oggettivo e soggettivo, che si cerca e si riconosce la memoria collettiva, sedimento caratterizzato localmente dagli specifici modi di abitare la città.

Il libro di Franco Mancuso si colloca così come ulteriore contributo all'elaborazione della memoria collettiva di Venezia e appartiene a quella cultura urbanistica che basa il suo agire sui bisogni reali, sull'uso che viene fatto degli spazi urbani, sulla storia come fondamento da cui partire, sull'architettura integrata nell'insieme-città. Alcuni spazi - che sono anche elementi di uso o elementi fondamentali perché la città possa vivere - sono scelti come esemplari della relazione tra terra e acqua, rete sulla quale si regge il principale sviluppo di Venezia. Il sistema dei campi, delle calli, dei canali e dei ponti - descritti in tutte le loro possibili aggregazioni - formalizza lo spazio che rende possibile vivere e usare una città così particolare, per la quale ogni elemento costituente ha dovuto essere "inventato" e costruito: dal suolo dove fondarsi alle tecniche edilizie, dall'approvvigionamento dell'acqua ai terreni per la produzione, dai collegamenti fra le sue diverse parti a quelli con la terra ferma.

Al racconto dell'evolversi di questi sistemi urbani Mancuso aggiunge la casistica dettagliata di tutte le loro componenti che permettono di vivere la città: per esempio i pozzi con le regole che ne guidano la collocazione nei campi, le imbarcazioni con tutti i loro nomi e tutte le loro caratteristiche specifiche, i punti di approdo dei traghetti (gli stazi) evidenziati per le differenti relazioni che hanno con la città. Questi sapienti elenchi e inventari di particolari che rendono conto dell'insieme sono modi per descrivere la vivacità del vissuto urbano. Modi che, tra l'altro, ricorrono spesso nella letteratura: ricordiamo la dettagliata descrizione e catalogazione che fa Émile Zola degli ortaggi e delle verdure nel mercato delle Halles, nella quale l'immagine della varietà sociale urbana è narrata attraverso la sua specularità col cibo (2); oppure l'illustrazione delle scarpe che attraversano il ponte di Galata, descritte da Edmondo De Amicis nel loro dettaglio corrispondente alla molteplicità etnica degli abitanti di Istambul (3).

Dicevo all'inizio che il metodo descrittivo di questo libro, il suo specifico modo di dar conto di una città storica della dimensione di Venezia, è l'integrazione continua tra passato e presente. Non è questa una scelta arbitraria o un esercizio di stile, ma è la città stessa che impone questo modo di raccontarla. Venezia è città che si è sempre ricostruita su se stessa e che, come vedremo in seguito, continuerà a farlo, rimanendo fondamento anche per la sua parte moderna e per quella futura. Il passato, restituito con le competenze storiche di Mancuso, viene inserito così nella forma urbana attuale in modo da renderne palesi i significati all'oggi; il presente è visto sempre in divenire, nelle sue potenzialità di essere trasformato. Il libro diviene così uno straordinario manuale per la progettazione, una progettazione che deve rimanere sempre nelle prospettive di Venezia.

A questo punto serve che se ne accenni qualche esempio: il suolo, l'edilizia e la città, lo spazio pubblico, la città moderna e industriale, quella contemporanea, il sistema ambientale della laguna.

 

Il suolo, l'edilizia e la città

A Venezia, questo è per l'Autore il rapporto fra architettura e urbanistica: è "l'architettura che si fa urbanistica e viceversa". È un dato peculiare di questa città dove "il suolo non esiste a priori ma si costruisce con l'architettura […] Non c'è un prima e un dopo. Si fa l'architettura e dunque la città". Venezia è certamente unica e diversa da tutte le altre città; credo però che questo assunto possa aiutare a riflettere anche in altri casi e a considerare criticamente tante discussioni accademiche che teorizzano una rigida separazione di ambiti fra architettura e urbanistica. In questo caso l'assunto viene dimostrato pienamente, in particolare con la descrizione dell'edilizia residenziale che è fatta in modo da mettere in risalto le differenze tra le diverse tipologie e contemporaneamente le caratteristiche comuni a tutte le abitazioni veneziane. Una bellissima mappa della città è disegnata in pianta esclusivamente dai muri di spina degli edifici e dai campi: dal disegno emerge la regola costruttiva fondamentale, che la portanza statica degli edifici è affidata esclusivamente ai muri di spina, tanto fondamentale appunto da riuscire da sola a rappresentare la forma dell'intera città. Mancuso spiega molto bene l'importanza di questa regola in rapporto alle condizioni specifiche del suolo veneziano. I muri esterni sono quasi tamponature e hanno un ruolo portante marginale: di conseguenza i fronti sulle calli e sui canali possono essere trattati con la massima leggerezza e con grandi aperture illuminanti. Ne risultano una serie di tipi che sono resi omogenei da questa regola strutturale fissa, per poi articolarsi in differenti modelli al variare delle opzioni costruttive non obbligate.

 

Lo spazio pubblico

La descrizione dei percorsi e degli spazi aperti della città è una parte del libro particolarmente interessante che si avvale di una serie di disegni molto efficaci che descrivono calli, ponti e campi. Per quanto riguarda le calli sono messe in evidenza le singolarità degli affacci degli edifici determinate dagli usi dei piani terra e delle modalità di affaccio dei piani rialzati. Per i ponti viene mostrata una variegatissima casistica: le forme assunte per collegare le calli opposte e per inserirsi nel costruito ne rivelano l'origine posteriore rispetto alla costruzione delle isole. Per i campi, descritti con planimetrie e prospetti, risultano evidenti da una parte gli elementi indispensabili per la loro formazione - pozzi e chiese - dall'altra le relazioni che ogni campo stabilisce con il resto della città: ogni campo è un luogo e come tale è contemporaneamente definito sia dalla forma dello spazio in sé che da quella delle relazioni con gli altri luoghi.

Complessivamente il concetto di spazio pubblico è esteso all'acqua. È stato più volte notato che tutta Venezia è uno spazio pubblico per cui sono superflui parchi e le relative attrezzature specifiche. Anche l'acqua è uno spazio pubblico vissuto e abitato liberamente sia all'interno della città che in laguna. Chiunque sia stato a Venezia in un giorno di festa sarà rimasto sorpreso dalla quantità di barche di ogni dimensione che percorrono canali e specchi d'acqua, che si dirigono in molti casi oltre il Lido sul mare. Sono barche attrezzate per fare quello che nelle città normali è chiamata scampagnata: ci sono intere famiglie con persone di tutte le età, attrezzature per cucinarsi un pranzo, ripari per creare spazi all'ombra. A Venezia l'uscita nell'acqua lagunare e marina è l'unico specialissimo equivalente dell'uscita "fuori porta" che caratterizza le città di terra; in questo caso la barca è l'omologa dell'automobile, della motocicletta, della bicicletta e perfino dei piedi. Questo spazio pubblico acquatico comprende una piazza molto particolare: il bacino di San Marco. Mancuso fa una descrizione storica di questa "piazza d'acqua" descrivendo, attraverso la cartografia e le vedute pittoriche, le trasformazioni che ha subito nel tempo. Sono modifiche che riguardano il variare dei tipi insediativi, delle architetture e dei relativi fronti, delle barche che si sono succedute negli ormeggi: apre così la fantasia del lettore a un immaginario quanto mai vario, a partire dalle vivaci figure del tempo passato, sulle forme, i colori, i gesti quotidiani e festivi delle persone che vivevano animatamente l'area del bacino, in acqua e sulle sponde.

 

La città moderna e industriale

Una parte particolarmente interessante di questo itinerario nella storia della città riguarda la città moderna, quella che Mancuso data a partire dall'inizio dell'Ottocento, con il periodo napoleonico prima e austriaco dopo. È una fase della storia veneziana che, sebbene non venga molto descritta dalla letteratura sulla città, è invece la prima tappa di trasformazione e di avvio per quelle attività che faranno diventare Venezia, nella seconda metà dell'Ottocento, una delle principali città industriali italiane. La precisa ricostruzione del progressivo accrescimento della città industriale guida la lettura nell'inquadrare con preciso valore storico quegli edifici che saranno poi, un secolo dopo, ripresi e recuperati nella trasformazione della Venezia contemporanea. Il libro dedica un notevole spazio alla città industriale contemporanea e a tutte le trasformazioni urbanistiche che hanno investito la terraferma e la laguna; affronta così infine tutti i problemi territoriali che si sono posti in relazione alla realizzazione di Porto Marghera e all'espansione di Mestre.

In questo libro è poi significativo individuare e mettere in evidenza il rapporto che l'autore instaura con la storia della città e dell'architettura basato su considerazioni molto chiare. La città è unica per le sue caratteristiche e accoglie al suo interno parti costruite in ogni fase della sua storia fino a quelle contemporanee. La città si trasforma e si costruisce su se stessa in una continuità che non consente di vedere una separazione netta fra antico e moderno. Quando Mancuso parla delle parti antiche della città oggi in abbandono non lo fa mai con nostalgia, né rifiuta a priori gli interventi moderni e contemporanei. La città contemporanea comprende la città storica e la città storica non va separata dalla città contemporanea: le sue parti abbandonate potranno così rivivere con nuovi significati. Come sosteneva Giovanni Michelucci non bisogna considerare la città storica come città separata, come "un centro storico da imbalsamare, che quando nasce muore la città"; Venezia è tutta un unico centro storico, con una storia che arriva fino a qui, ora, e che comprende quindi anche la città contemporanea e ciò che vi si sta preparando.

Due dei temi fondamentali che costituiscono il punto di vista di questo libro - la relazione tra analisi storica e progetto e la ricerca dei significati dello spazio urbano, che si manifestano nelle relazioni di questo con il suo uso - mi hanno ricordato rispettivamente due libri importanti per la formazione teorica della nostra generazione: sono usciti diversi anni fa, ma non credo che abbiano per questo perso il loro significato per quelli tra i più giovani che si propongano di acquisire una preparazione e una larghezza di idee indispensabili per intervenire consapevolmente col progetto. Si tratta in un caso del libro di Ludovico Quaroni su Roma (4) dove la ricostruzione della storia urbana, affrontando in modo integrato l'analisi nelle diverse epoche, è collocata come fondamento delle problematiche progettuali per la città contemporanea. Il secondo testo è il libro di Reyner Banham su Los Angeles che descrive la città e i suoi spazi attraverso le relazioni che questi hanno con l'uso che ne viene fatto non solo nel tempo, ma anche quotidianamente e per le necessità più spicciole e immediate (5).

 

La città contemporanea

Oggi. E domani? è l'ultimo capitolo, dedicato ai problemi della città contemporanea. Mancuso parte dall'osservazione dell'abbandono della città, che apparentemente ha ridotto a un terzo i suoi abitanti, passando dai 184.000 abitanti del 1950 ai 54.000 attuali. Questo abbandono va però confrontato con la grande quantità di persone che convergono su Venezia ogni giorno e in ogni stagione, facendo sì che gli abitanti per così dire diurni della città si aggirino sulle 150.000 persone: cosicché questo dato rende il primo molto più discutibile. A partire dai dati Mancuso analizza gli effetti di questi fenomeni sulle attività e sui modi di vita, descrivendo le trasformazioni che si sono verificate nelle attrezzature e nei servizi, nelle tipologie dei city user e nel ruolo del turismo, con una particolare attenzione al degrado che sta producendo la presenza delle grandi navi, sia per lo spostamento d'acqua che producono, sia per l'inquinamento che generano, sia per la nociva concentrazione del gran numero di turisti che vengono sbarcati ogni giorno. Davanti a questo fenomeno le autorità non sanno rispondere che con proposte non risolutive e perfino dannose per la laguna. Mancuso ne esamina i limiti e contemporaneamente mette in evidenza altre proposte più vantaggiose che prevedono lo spostamento del porto fino ad arrivare, alla soluzione a mio avviso più logica: trasferire l'attracco delle grandi navi a Trieste e organizzare un sistema di collegamento terrestre da Trieste a Venezia. L'ottica di Mancuso non è però solo critica nei confronti di questi mali (di qualcuno parla anche la stampa e ormai anche i non veneziani li hanno sentiti nominare): nel libro vengono infatti aperte una serie di prospettive che permetterebbero di uscire da alcuni vicoli apparentemente ciechi. Anzitutto viene dato risalto alle possibilità che si potrebbero sviluppare in una relazione efficace con la terraferma: Mestre, per esempio, è una città che si sta sviluppando in modo controllato e che potrebbe stabilire con Venezia una migliore relazione, qualitativamente ben organizzata.

A partire dal grande problema dello spopolamento, Mancuso suggerisce il consolidamento abitativo della città per riportarvi gli abitanti, indicando quelle aree dove sarebbero possibili nuove parziali edificazioni e quegli edifici da recuperare a funzioni contemporanee. Questo, sostenendo che il problema della perdita degli abitanti, tanto nocivo per la vita della città, non è determinato da un'effettiva diminuzione della popolazione che abita la città di giorno, ma è relativo al degrado e al decadimento fisico della città stessa, alla scomodità e ai costi delle abitazioni e al loro uso intensivo per funzioni ricettive determinate dall'incremento esponenziale del turismo. Un problema che secondo l'Autore andrebbe affrontato sia attraverso azioni tese al recupero e alla valorizzazione del patrimonio abitativo esistente, sia attraverso un uso sensato delle aree ancora libere da parte dell'iniziativa pubblica. Per il recupero delle aree da riutilizzare e da valorizzare un ruolo molto importante lo svolge l'Arsenale, di cui possiamo apprezzare da diversi anni la grande qualità spaziale e architettonica in occasione della Biennale. Mancuso ne descrive con precisione gli usi attuali mettendo in evidenza i possibili rischi che alcune funzioni - ad esempio i depositi e le attrezzature per il Mose - possono comportare per le straordinarie strutture architettoniche esistenti. L'Arsenale è un'importante parte di Venezia e come tale va integrata alla città organizzandone la percorribilità in modo molto libero e connesso con gli spazi circostanti. In queste pagine l'autore richiama i vincoli istituzionali che rendono ancora lontano un uso libero dell'Arsenale e i rischi di usi non appropriati degli spazi - ad esempio una zonizzazione rigida - che ne comprometterebbero il ruolo urbano e la possibilità di una intensa frequentazione.

Mancuso ricorda infine come nell'ultimo decennio molti altri spazi veneziani siano stati adibiti alle esposizioni della Biennale, come d'altronde anche di altre istituzioni private, costituendo un ampio reticolo diffuso di luoghi i per le attività culturali ed evidenziando così l'importanza di un settore di attività che rende più ricco e complesso il ruolo economico e culturale del turismo.

 

La laguna

Infine, ma non perché sia meno importante, una parte molto consistente del libro è dedicata al contesto geografico particolare di Venezia, allo speciale ambiente che ne ha reso possibile la vita, alla laguna. In questo capitolo traspare la passione di Mancuso per il mare e la navigazione: la laguna infatti è vista come protagonista di questo territorio in quanto è proprio nella sua definizione geografica che risultano connesse in un insieme Venezia, le isole, la terraferma. Un vasto ambiente lungo 55 chilometri e largo dagli 8 ai 14 del quale vengono descritti i paesaggi, la lunga evoluzione storica, i recenti e i più rilevanti cambiamenti.

L'identità della laguna è quindi elemento fondamentale di questo sistema: è sempre stata combattuta nei secoli, ricorda Mancuso, la lotta per fronteggiare le più o meno naturali tendenze all'interramento o all'apertura della laguna con le sue conseguenti trasformazioni in terra, mare, o in lago. Emerge così l'importanza del sistema insediativo lagunare. Oltre che delle grandi isole a nord - Burano, Murano, Torcello - il libro tratta con molta attenzione di quelle isole che hanno avuto un ruolo specializzato, grazie proprio al loro isolamento, assumendo particolari funzioni istituzionali e di segregazione nel quadro dell'insediamento di una società urbana complessa: il sistema ospedaliero e il sistema militare. Sono due sistemi che negli ultimi anni hanno subito un continuo smantellamento: quello che se ne conclude è ancora la concreta potenzialità di recupero di alcuni ospedali o fortificazioni in un'ipotesi di valorizzazione degli insediamenti della laguna. L'ipotesi di recupero di questi (come di altri insediamenti in altre isole minori e soprattutto sul litorale) è suffragata da alcuni dati che palesano come il sistema lagunare sia dotato di una certa vitalità: i residenti delle isole lagunari sono diminuiti in percentuale molto meno che non a Venezia. Infatti qui è stato fornito dall'amministrazione pubblica un sostegno abitativo, è stata modernizzata la rete dei trasporti e sono state attivate disposizioni per rendere possibile la permanenza degli abitanti.

Il capitolo si conclude con l'analisi delle iniziative degli ultimi anni del secolo scorso per la salvaguardia fisica della laguna con l'avvio di diverse azioni legislative di pianificazione e di interventi concreti. In questo ambito l'esame del famoso intervento del MOSE, intrapreso tra mille dubbi, perplessità e polemiche per proteggere Venezia dall'acqua alta, comporta anche per Mancuso un giudizio davvero non positivo: dopo aver descritto le caratteristiche del fenomeno, Mancuso analizza le caratteristiche del MOSE e ne deduce gli effetti negativi che questa enorme struttura potrebbe provocare sull'ambiente lagunare e veneziano.

 

Per concludere, vorrei accennare brevemente all'edizione francese del libro perché vi ritroviamo alcuni elementi aggiuntivi sui quali è bene soffermarci (6). Questa è corredata da molte più immagini, riprodotte con un'ottima qualità e ben inserite nel testo: arrivano a costituirne così un ricco complemento figurativo, rendendolo ancora più circostanziato e piacevole, favorendone quindi ulteriormente la già scorrevole lettura. Il formato del libro è il doppio dell'edizione italiana e consente di conseguenza che la pubblicazione dei disegni e delle foto risulti valorizzata da una dimensione più adatta a coglierne la dettagliata visione d'insieme e i suoi importanti particolari. Inoltre nell'edizione francese alcune immagini sono a colori il che contribuisce a restituirne i particolari e la qualità soprattutto nelle rappresentazioni di paesaggio. Il gusto e la precisione con i quali sono state scelte le immagini sono davvero notevoli: per esempio la già citata mappa di città disegnata dai soli muri di spina mostra l'estrema competenza, la precisione del disegno e la qualità artistica dell'immagine proposta così come il particolare a colori del pavimento di san Marco fa assumere a questa immagine un valore pittorico che la astrae dallo specifico contesto.

Particolarmente utile è il paragrafo all'interno del capitolo V sull'architettura moderna presente solo in questa edizione del libro: questo si intitola La reconciliation avec l'architecture moderne e parte dal "gran rifiuto" da parte della "comunità veneziana" dei progetti di Wrigth e Le Corbusier negli anni '50 e '60 del secolo scorso. Mancuso descrive i due progetti - un edificio progettato sul Canal Grande da Wrigth nel 1954 e l'ospedale da collocarsi a Cannaregio progettato da Le Corbusier nel 1963 - e cerca di interpretarne il senso. È questo lo spunto iniziale per ricordare la presenza dell'architettura moderna a Venezia, a partire dagli interventi realizzati prima della seconda guerra mondiale: da segnalare fra gli altri il garage di Piazzale Roma, il collegio militare Morosini, l'aeroporto, il palazzo del cinema al Lido.

Il paragrafo continua con un esame critico e documentato da molte immagini delle architetture e degli interventi urbanistici fatti nel secondo dopoguerra. Mancuso vi mette in evidenza l'apertura che si è sviluppata poi in città a partire dagli anni '60 nei confronti del movimento moderno, introdotta da parte degli architetti che operano in ambito veneziano; è un'apertura che ha portato al configurarsi di una "modernité inédite, filtrée par l'interpretation d'élements particuliers du langage vénetien": l'esempio paradigmatico in tal senso, che cita Mancuso, è la casa alla Zattere di Ignazio Gardella. Il capitolo tratta e documenta poi una sequenza di re-interpretazioni contemporanee di tessuti urbani, di inserimenti di nuovi edifici, di recupero di architetture preesistenti. Una serie di immagini motivano le ragioni della qualità che l'autore riconosce in questi interventi.

L'edizione francese contiene un altro capitolo particolarmente interessante. Si tratta dell'introduzione scritta da Stella Mancuso, architetto, che non è veneziana, ma ha abitato a Venezia fin dagli anni dell'università per poi sposarsi con Franco e stabilire tutta la sua vita in questa città fino ad oggi. Stella descrive quale sia oggi il valore dell'architettura e dell'urbanistica veneziane attraverso le modalità di uso dell'ambiente, attraverso la vita vissuta in quel contesto, attraverso il significato anche quotidiano e minuto che viene attribuito al tempo attuale dal loro portato storico: descrive insomma come sia qualitativamente connotato l'abitare a Venezia dal punto di vista delle esperienze di una persona che ci lavora, che ha visto il succedersi le generazioni, che oggi continua a far parte attiva della comunità veneziana. L'introduzione di questo testo contiene alcuni punti che val la pena ricordare: anzitutto approfondisce cosa vuol dire la frase che molti ripetono a proposito di Venezia che è una città a "taglia umana". Ci aiutano a capirlo le descrizioni e le suggestioni di una serie di episodi che Stella Mancuso ha vissuto nella sua vita: le particolarità nell'accedere ai servizi; dove e come si articolano i rapporti con il vicinato; l'ambiente e i modi nei quali crescono le figlie; la riflessione sull'esclusiva percorrenza pedonale e i traghetti considerati come una sua estensione riposante; la possibilità attraverso questa di stabilire una molteplicità di relazioni con le persone, con gli oggetti, con gli edifici, con le attività e i lavori che vi si svolgono. Attraverso l'esperienza avuta con le figlie, l'autrice afferma che non sono poi così necessari a Venezia i giardini pubblici in quanto tutta Venezia è un giardino pubblico, potremmo dire uno spazio comune che, nella sua ricchezza e complessità, contiene anche la funzione altrove svolta dai giardini pubblici. Parlare di spazio comune è in questo caso particolarmente efficace in quanto Venezia è una città "anti-zoning" e anti-funzionalista: non ci sono spazi costretti ad un solo uso, ma tutti gli spazi sono utilizzabili da una pluralità di pratiche fluide e libere che possono cambiare o spostarsi. Dalla interazione con queste pratiche gli spazi assumono o integrano nuovi significati e nuovi valori. Tutti questi aspetti sono descritti attraverso esempi di vita vissuta, l'unica che ne possa consapevolmente testimoniare in "presa diretta". La città è anche difficile da vivere, dice Stella Mancuso. Molte difficoltà sono strutturali, connesse alla forma della città, ma altre sono il prodotto di un suo uso distorto dal prevalere di miopi volontà di profitto immediato collegate al commercio, allo sfruttamento del turismo e non mediate da una politica lungimirante. Questi usi settoriali e distorti sono contrari alle necessità di una vita urbana, e portano a considerare Venezia soprattutto come una città da guardare e consumare anziché da vivere e sono quindi destinati a produrne il degrado e la decadenza.

Essenzialmente potrei concludere che lo scopo di questo libro sia di portare Venezia a essere nuovamente una città vissuta.

Maurizio Morandi

 

 

 

Note
1) Franco Mancuso, Venezia è una città. Come è stata costruita e come vive, prefazione di Francesco Erbani, Corte del Fontego editore, Venezia 2016 (prima edizione 2009, ristampa 2010, 2013).
2) Émile Zola, Le ventre de Paris, Paris 1873. Ed. It. Emile Zola, Il ventre di Parigi. Garzanti, Milano 2007.
3) Edmondo De Amicis, Costantinopoli, Einaudi, Torino 2007. Il libro riporta il reportage dell'autore su Costantinopoli del 1875.
4) Ludovico Quaroni, Immagine di Roma, Laterza, Bari 1969.
5) Reyner Banham, Los Angeles. The architecture of four ecolofies, Allen Lanew. The penguin press 1971. Ed. It. Los Angeles. L'architettura di Quattro ecologie, Costa e Nolan 1983.
6) Franco Mancuso, Venise est une ville, Editions de la revue conference, Paris 2015.

 

 

N.d.C. - Maurizio Morandi, già professore ordinario di Urbanistica, ha insegnato nelle università di Trieste, Pescara, Algeri e Firenze. Ha svolto ricerche sulla città e sul territorio e partecipato a numerosi concorsi di progettazione architettonica e urbana. Negli ultimi anni ha concentrato i suoi studi sull'urbanizzazione diffusa e sul progetto urbano.

Tra i suoi libri: L'architetto. Origini e trasformazioni di un ruolo, Cluet, Torino 1978; (a cura di) Molise, Touring Club Italiano, Milano 1986; (a cura di), Cultura e istituzioni a Pescara, Regione Abruzzo, 1988; (a cura di), Una trasformazione inconsapevole. Progetti per l'Abruzzo adriatico 1922-1945, Gangemi, Roma 1992; La città vissuta, Alinea, Firenze 1996; Città e territorio. Elementi di analisi, Alinea, Firenze 1998; Progettare una strada, progettare una città, Alinea, Firenze 2003; Fare centro, Meltemi, Roma 2004; (a cura di), Materiali per il progetto urbano , "EdA Esempi di architettura", n.5/2008; (a cura di), La città fuori dalla città, INU Edizioni, Roma 2012. (a cura di), Paesaggi in mutamento, Franco Angeli, Roma 2013.

N.B. I grassetti nel testo sono nostri

R.R.

 


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29 GIUGNO 2018

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M. Romano, Memoria e bellezza sotto i cieli d'Europa, commento a: S. Settis, Cieli d'Europa (Utet, 2017)

V. Biondi, La nuova crisi urbana negli USA, commento a: R. Florida, The New Urban Crisis (Basic Books, 2017)

P. Colarossi, Per un ritorno al disegno della città, commento a: R. Cassetti, La città compatta (Gangemi, 2012, rist. 2015)

A. Clementi, In cerca di innovazione smart, commento a: C. Morandi, A. Rolando, S. Di Vita, From Smart Cities to Smart Region (Springer, 2016)

P. Pucci, La giustizia si fa (anche) con i trasporti, commento a: K. Martens, Transport Justice. Designing fair transportation systems, (Routledge, 2017)

E. Trusiani, Ritrovare Mogadiscio, commento a: N. Hagi Scikei, Exploring the old stone town of Mogadishu (Cambridge Scholars Publishing, 2017)

A. Villani, Post-metropoli: quale governo?, commento a: A. Balducci, V. Fedeli, F. Curci, Oltre la metropoli (Guerini, 2017)

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G. Consonni, Coscienza dei contesti come prospettiva civile, commento a: A. Carandini, La forza del contesto (Laterza, 2017)

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M. Ruzzenenti, I numeri della criminalità ambientale, commento a: Ecomafie 2017 (Ed. Ambiente, 2017)

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A. Barbanente, Paesaggio: la ricerca di un terreno comune, commento a: A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio (Laterza, 2016)

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V. Pujia, Casa di proprietà: sogno, chimera o incubo?, commento a: Le famiglie e la casa (Nomisma, 2016)

R. Riboldazzi, Che cos'è Città Bene Comune. Ambiti, potenzialità e limiti di un'attività culturale

 

 

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