Raffaele Milani  
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VIAGGIARE, GUARDARE, CAPIRE CITTÀ E PAESAGGI


Commento al libro di Cesare de Seta



Raffaele Milani


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Si può pensare che il viaggio sia una forma d'arte e che l'arte sia in qualche modo un viaggio. L'arte porta fuori di noi, spinge a una conquista del mondo e della vita, come delle sue rappresentazioni; il viaggio sollecita un'avventura simile all'arte in un fertilissimo gioco dell'immaginazione. Nel ponderoso volume L'arte del viaggio. Città, paesaggi e divagazioni tra passato e futuro (Rizzoli, 2016), Cesare de Seta ha spiegato con dovizia di descrizioni e impressioni come funziona questo doppio regime di idee scambievoli, fondamento della memoria dell'umanità e base della conoscenza sensibile: la storia e la civiltà uniscono forme e istituzioni, manifestazioni e regole del gusto in un intreccio indissolubile per farne un'unica, grandiosa esperienza e per mettere a fuoco, nella nostra mente, una risorsa incessante di immagini, evocazioni e figure. Ci troviamo, in sostanza, di fronte a una rete di processi di riconoscimento individuale e collettivo.

Il libro di de Seta è un disegno magistrale del mondo abitato, nel tempo e nello spazio. Dalle pagine ci vengono incontro opere d'eccezione, tra i fulgori e le fragilità che le circondano; emergono, così, le decisioni del genio umano in difesa dell'ambiente, come pure il sistema delle azioni che hanno condotto all'evoluzione, alla trasformazione delle cose e dei paesaggi. E ciò calandosi, l'Autore, nel cuore dell'Europa, oppure in altri continenti, tra il vanto e la miseria dell'architettura, la sua gloria e la sua fine. Entriamo nei luoghi della memoria, dell'emozione, dell'affetto in un continuo invito al piacere di viaggiare e di guardare.

L'opera contiene profili e sguardi di gran nota, come se i luoghi fossero ritratti di un unico, mutevole volto umano segnato dal calore del Mediterraneo o dal freddo dei paesi nordici. Studiare, osservare, interrogarsi, comparare: c'è qui tutto un piano di abilità per la comprensione del mondo intero, in uno stile libero e disinvolto. L'avventura di de Seta promuove una scienza autobiografica in grado di catturare e coinvolgere il fruitore nel piacere della socievolezza, per usare un termine dell'estetica. Ma cos'è l'arte del viaggio se non il gusto dell'avventura che anima la mente, che s'impadronisce dei sensi e conferisce energia ai nostri movimenti? L'avventura, in effetti, scivola dentro i caratteri del sogno e quanto più è audace tanto più soddisfa il principio d'irregolarità e incoerenza, conquistando l'indipendenza dall'intreccio e dalla concatenazione dei contenuti, da un prima e da un dopo; come un'isola, essa (avventura) determina l'inizio e la fine in base alle proprie energie formative: la sua natura, infatti, non è meccanica, è organica. Per questa ragione arte e avventura sono figure affini. E quando il nostro Autore dice di essere a Parigi, ma forse no, a Londra, o viceversa; quando descrive l'andare per la periferia di Madrid come se si muovesse tra immagini delle borgate romane, non si può non essere d'accordo con lui, nello spirito dell'erranza. Se ci spostiamo più lontano, cosa distingue certe zone di Hong Kong da alcune di Sidney? Nella forsennata ricostruzione o ampliamento urbano, le cose si confondono e noi stessi ci perdiamo cercando nell'appiattimento delle forme, identità che crediamo perdute e che forse, prima o poi, ritroviamo osservando attentamente, addentrandoci nelle vie, tra la gente.

Un altro elemento importante di quest'Arte del viaggio, è una riflessione capace di tratteggiare un panorama estesissimo: riflessione sulle rovine e sul nuovo, su ciò che è colossale o povero, eccezionale o quotidiano, in vista del progetto di un rinnovato mondo umano, di una speranza ritrovata o messa in risalto per il bene del futuro. Attraverso i luoghi più diversi e in un accostamento tra culture distanti che modellano rappresentazioni, credenze e ritualità, s'alternano varie meditazioni sulla storia nelle sue tangibili espressioni. Tali meditazioni hanno le forme dei paesaggi, delle coltivazioni, degli assetti urbani, dei giardini.

Volumi e architetture si espandono in una miriade di visioni alla ricerca di simbologie, per una più profonda comprensione dell'esistente, alla ricerca di possibili interpretazioni, verso un più ragionevole orientamento di progetti a venire. Dagli spettri della globalizzazione, come dalle tecniche di riproduzione degli oggetti, prendono vita ricordi tinti d'affetto ed è così che ci addentriamo nella naturalezza dei prati e dei boschi, tra le costruzioni e i belvederi. La memoria è colpita da emozioni intense e la scrittura, lo spirito della narrazione, si ravviva. Come noi siamo, ci dice de Seta, così sono le forme, immerse (come noi) nell'ibridazione degli stili e dei caratteri. Le figure della storia, impresse nell'urbanistica, nella natura, mescolano drammaticamente o pacificamente tensioni e chiusure per rivelare imprevisti grovigli di situazioni fortunate o infelici nella vita vissuta, nell'incessante abitare che aspira a essere nuovamente un reciproco custodire, un proteggere. Ideologia, politica, cultura, forme e istituzioni, vita urbana si uniscono allora in un complesso disegno vivente.

In queste narrazioni siamo invitati dall'Autore a ripensare il nuovo in Brasilia, e ci troviamo anche concordi con lui nel constatare la perdita dell'inglesità a Londra, a rallegrarci o a patire per le sorti di ciò che abbiamo chiamato 'città' per moltissimi secoli e che ora si avvia a sparire.

Di notevole suggestione teorica, è il confronto a proposito del concetto di tempo e di vuoto nell'analisi parallela del Ground Zero di New York e della Città Proibita nell'attuale Pechino: la riflessione sul tempo in queste due città, così lontane tra loro, rivela due diverse trame di velocità, due diverse transizioni emotive nella perdita della Tradizione segnata dall'ansia del Nuovo; analogamente si manifestano le profonde differenze nella concezione e nella forma del Vuoto: memoria e lutto per gli americani, configurazione del Cosmo per i cinesi. Vengono messi in evidenza i processi di metamorfosi di un'estetica dromologica globalizzata: da un lato, a Manhattan, a Brooklyn, abbiamo la costante impressione di muoverci come protagonisti di un film già visto e goduto nei suoi set quotidiani; dall'altro siamo visitatori estranei, osservatori di trasformazioni all'insegna di un'antichità illusoria.

Il libro di De Seta si pone, infine, tra pianificazioni vecchie e nuove, tra immagini di conservazione e d'innovazione. L'arte del viaggio è anche una teoria dello sguardo che vede, descrive, sente, critica l'anima delle cose attraverso la continuità del camminare; cose in movimento per edificare la terra, tra una promessa lontana e una configurazione futura.

D'altronde è il narratore stesso a offrirci il senso di tutta l'opera: proprio come ai tempi degli antichi, egli dice, la città contemporanea è dominata da due geni, gli stessi che governarono la polis. Vesta, la dea del focolare, metafora del centro, ed Hermes, il dio della frontiera, simbolo della periferia. Talune città onorano Vesta consolidando e ridefinendo il proprio corpo storico, senza cedere troppo al rinnovamento urbano; altre, a causa di eventi che le hanno devastate, sono impegnate a sanare le spaventose piaghe dell'ultima guerra mondiale o quelle delle periferie sorte nell'ultimo mezzo secolo. Riusciremo a riequilibrare il corpo delle città della gioia e a curare le ferite delle città del dolore? "Rimettere ordine - dice l'Autore - in questo enfio magma di costruito, riparare ai danni di una crescita incontrollata sarà lavoro delle generazioni future, qualora ne abbiano la sensibilità culturale e i mezzi economici".

Questo viaggio per il mondo pone i fondamenti di un'arte che sappia ritrovare i suoi strumenti autentici.

Raffaele Milani

 

 

 

N.d.C. - Raffaele Milani, professore ordinario di Estetica del Dipartimento di Scienze dell'Educazione "Giovanni Maria Bertin" dell'Università di Bologna, dirige il Laboratorio di Studi sulle città. Tra i suoi libri: Il paesaggio è un'avventura (Feltrinelli, 2005); con L. Falqui, L'atelier naturale. Cinema e giardini (Cadmo, 2008); I volti della grazia. Filosofia, arte, natura (il Mulino, 2009); The Aesthetics of Grace (Peter Lang, 2013); I paesaggi del silenzio (Mimesis, 2014); Forme del paesaggio (traduzione del titolo giapponese, Bruecke, 2014); L'arte della città. Filosofia, natura, architettura (Il Mulino, 2015; tradotto in lingua inglese da Corrado Federici e pubblicato da McGill-Queen's University Press nel 2017); L'arte del paesaggio (Il mulino, 2017).

Del libro L'arte della città. Filosofia, natura, architettura (Il Mulino, 2015) si è discusso alla Casa della Cultura nell'ambito della IV edizione di Città Bene Comune. In questa rubrica, di Raffaele Milani è stata pubblicata il 20 aprile 2016 la Nota al testo di Franco La Cecla, Contro l'urbanistica. La cultura delle città (Einaudi, 2015).

R.R.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

01 SETTEMBRE 2018

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, il paesaggio e la cultura del progetto urbano, paesistico e territoriale

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Oriana Codispoti

cittabenecomune@casadellacultura.it

powered by:
DASTU (Facebook) - Dipart. di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Le conferenze

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

Gli incontri

- cultura urbanistica:
 
- cultura paesaggistica:

 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018:

F. Gastaldi, Un governo del territorio per il Veneto?, commento a: M. Savino, Governare il territorio in Veneto (Cleup, 2017)

G. Nuvolati, Tecnologia (e politica) per migliorare il mondo, commento a: C. Ratti, La città di domani (con M. Claudel, Einaudi, 2017)

F. Mancuso, Città come memoria contro la barbarie, commento a: A. Zevi, Monumenti per difetto (Donzelli, 2014)

M. Morandi, Per una Venezia di nuovo vissuta, commento a: F. Mancuso, Venezia è una città (Corte del Fontego, 2016)

R. Pavia, Leggere le connessioni per capire il pianeta, commento a: P. Khanna, Connectography (Fazi, 2016)

G. Consonni, In Italia c'è una questione urbanistica?, commento a: I. Agostini, E. Scandurra, Miserie e splendori dell'urbanistica (DeriveApprodi, 2018)

M. Romano, Memoria e bellezza sotto i cieli d'Europa, commento a: S. Settis, Cieli d'Europa (Utet, 2017)

V. Biondi, La nuova crisi urbana negli USA, commento a: R. Florida, The New Urban Crisis (Basic Books, 2017)

P. Colarossi, Per un ritorno al disegno della città, commento a: R. Cassetti, La città compatta (Gangemi, 2012, rist. 2015)

A. Clementi, In cerca di innovazione smart, commento a: C. Morandi, A. Rolando, S. Di Vita, From Smart Cities to Smart Region (Springer, 2016)

P. Pucci, La giustizia si fa (anche) con i trasporti, commento a: K. Martens, Transport Justice. Designing fair transportation systems, (Routledge, 2017)

E. Trusiani, Ritrovare Mogadiscio, commento a: N. Hagi Scikei, Exploring the old stone town of Mogadishu (Cambridge Scholars Publishing, 2017)

A. Villani, Post-metropoli: quale governo?, commento a: A. Balducci, V. Fedeli, F. Curci, Oltre la metropoli (Guerini, 2017)

R. Cuda, Le magnifiche sorti del trasporto su gomma, commento a: M. Ponti, Sola andata (Egea 2017)

F. Oliva, Città e urbanistica tra storia e futuro, commento a: C. de Seta, La civiltà architettonica in Italia dal 1945 a oggi (Longanesi, 2017) e La città, da Babilonia alla smart city (Rizzoli, 2017)

J. Gardella, Attenzione al clima e alla qualità dei paesaggi, commento a: M. Bovati, Il clima come fondamento del progetto (Marinotti, 2017)

R. Bedosti, A cosa serve oggi pianificare, commento a: I. Agostini, Consumo di luogo (Pendragon, 2017)

M. Aprile, Disegno, progetto e anima dei luoghi, commento a: A. Torricelli, Quadri per Milano (LetteraVentidue, 2017)

A. Balducci, Studio, esperienza e costruzione del futuro, commento a: G. Martinotti, Sei lezioni sulla città (Feltrinelli, 2017)

P. C. Palermo, Il futuro di un Paese alla deriva, riflessione sul pensiero di Carlo Donolo

G. Consonni, Coscienza dei contesti come prospettiva civile, commento a: A. Carandini, La forza del contesto (Laterza, 2017)

P. Ceccarelli, Rappresentare per conoscere e governare, commento a: P. M. Guerrieri, Maps of Delhi (Niyogi Books, 2017)

R. Capurro, La cultura per la vitalità dei luoghi urbani, riflessione a partire da: G. Consonni, Urbanità e bellezza (Solfanelli, 2017)

L. Ciacci, Il cinema per raccontare luoghi e città, commento a: O. Iarussi, Andare per i luoghi del cinema (il Mulino, 2017)

M. Ruzzenenti, I numeri della criminalità ambientale, commento a: Ecomafie 2017 (Ed. Ambiente, 2017)

W. Tocci, I sentieri interrotti di Roma Capitale, postfazione di G. Caudo (a cura di), Roma Altrimenti (2017)

A. Barbanente, Paesaggio: la ricerca di un terreno comune, commento a: A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio (Laterza, 2016)

F. Ventura, Su "La struttura del Paesaggio", commento a: A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio (Laterza, 2016)

V. Pujia, Casa di proprietà: sogno, chimera o incubo?, commento a: Le famiglie e la casa (Nomisma, 2016)

R. Riboldazzi, Che cos'è Città Bene Comune. Ambiti, potenzialità e limiti di un'attività culturale

 

 

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