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L'URBANITÀ NON È MARKETING


Commento al libro di Carlo Ratti



Paolo Perulli


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La collana Passaggi di Einaudi - l’editore italiano di Walter Benjamin (perfino il titolo della collana ricorda i Passagenwerk benjaminiani) - ospita un volume di Carlo Ratti, Urbanità. Un viaggio in quattordici città per scoprire l'urbanistica (2022, 90 pp.). Ma che distanza, che dislivello! Qualche pagina introduttiva e quattordici ritratti di città, da Amsterdam a Singapore. Ma quale interpretazione della città emerge da pagine come queste? Nessuna, solo immagini di superficie. Nessuna profondità, nessuna “immagine di città” come quelle di Benjamin (Einaudi 2007) dedicate cent’anni fa a Mosca, Napoli, Parigi, Berlino... La città di Ratti è solo ritrattistica. Invece la città è sempre ellittica, si muove tra poli distanti: aut civitas aut polis, cittadinanza o Stato, estensione fisica e cittadinanza politica in permanente tensione… Tra questi dilemmi si muove la città. Come il Kafka di Benjamin: un mistico della tradizione ebraica, e insieme un cittadino della metropoli moderna, poli lontanissimi eppure uniti. Nulla di tutto questo traspare nelle pagine di Urbanità. Forse neppure la consapevolezza che pure occupandosi anche solo della città fisica, dell’urbs, occorre almeno ricordare che urbs viene da urvum, il manico dell’aratro che traccia il confine della città-come ha spiegato Giambattista Vico.

È urbanistica? È piuttosto marketing quello di Ratti. Marketing urbano è quella pratica che si propone di trattare la città come (e con le categorie della) impresa economica. Si vende un’immagine confezionata a consumo di immobiliaristi, affaristi urbani e turisti: città verde, città tecnologica, città espositiva… Gli effetti sono un impoverimento del discorso pubblico sulla città, e un arretramento della teoria urbana.

Prendiamo Barcellona, una patria dell’urbanistica moderna cui si dedica qui qualche riga. Tutto è qui banalizzato, i cambiamenti ricondotti a un solo evento come le Olimpiadi, al ‘marketing urbano’. Senza neppure ricordare il Piano Strategico di cui Barcellona è stata maestra in Europa dagli anni ’80: un processo complesso di costruzione condivisa della visione della città da parte di attori diversi e indipendenti, che ha permesso la mobilitazione di reti attive – formatesi sotterraneamente durante il franchismo e finalmente emerse con idee e progetti – e la circolazione di un pensiero strategico dell’intera città. Con tutta la complessità del caso. Neppure citato è l’indipendentismo catalano e la sua contraddittoria dinamica tra Stato centrale e autonomia locale irrisolta. La polis e la civitas qui, lo Stato e la cittadinanza attiva, non vanno d’accordo e questo è alla radice dell’attuale impasse in cui versa Barcellona, mentre nel libro si parla solo di overtourism e di luci e ombre del marketing urbano, in salita e in discesa.

O ancora prendiamo Rio de Janeiro, qui assunta a paradigma della ‘città informale’. Mescolando le politiche delle favelas brasiliane con gli sventramenti ottocenteschi a Parigi o lo slum clearance negli Stati Uniti, il che certo non aiuta a capire. Ma soprattutto si assume come indiscussa l’immagine dell’informalità come strumento euristico, una categoria che tutta l’urbanistica decoloniale ha ormai messo sotto accusa: se ne veda la critica, in Italia, nel bel libro di Antonio di Campli e Camillo Boano, Decoloniare l’urbanistica (2022) dedicato soprattutto all’America Latina. Secondo questa visione nelle pratiche di progetto decoloniali viene messo al centro il ‘collettivo’, inteso come gruppo impegnato a costruire e riformulare la propria ecologia socio-spaziale, e di qui ad assemblare habitat, collettivi, specie. O si pensi al pensiero urbano di Abdoumalik Simone dedicato alle città dei Sud del mondo come Improvised Lives (2018), ‘vite improvvisate’ che resistono al design urbano importato dall’Occidente. Ma di tutto questo non c’è traccia in Urbanità, perché non c’è teoria urbana critica né pensiero urbano tout court.

O ancora Parigi, un paragrafetto dedicato a “reinventare la metropoli”. Senza nemmeno citare o sfiorare il progetto Grand Paris, che dal 2007 vede in campo Stato centrale e governo della città in reciproca tensione nient’affatto risolta dalla legge del 2016, e la dialettica tra frammentazione e metropolizzazione che quella strutturazione porta con sé, e le grandi infrastrutture come fondazione della governance, come hanno studiato Le Galés, Lorrain, Veltz, e tutti gli studiosi urbani parigini.

Ma se non c’è teoria né spessore storico critico, ci sono solo cartoline urbane. Come quella di Singapore, laboratorio della mobilità elettrica senza conducente, o di Milano, dove la campagna torna in città: slogan che servono solo a presentare le occasioni di consulenza per gli studi di architettura.

Si confronti la Singapore di Ratti, “il più avanzato laboratorio urbano d’Asia”, con quella di Andrea Berrini, e le sue Metropoli d’Asia (2022): Pechino, Bombay, Kuala Lumpur, Hong Kong, Singapore. Ne esce uno sguardo da antropologo urbano che esplora la città asiatica e ne mostra il volto, nell’ordine: lo skyline, le architetture, i quartieri, gli ambienti, le persone, passando dal macro al micro. Con una ricchezza di particolari e una capacità di fissare con empatia quel volto urbano, quei volti umani.

Questo Altro ci assomiglia, dice Berrini, e va più in fretta di noi. Che si tratti della smisurata Pechino, della Kuala Lumpur dei grattacieli, di Bombay che mescola in una ristretta penisola i grandi ricchi e i grandi poveri, di Hong Kong e Singapore, finanza e libertà repressa dal comunismo la prima, libertà vigilata da un potere oppressivo la seconda: ovunque ritroviamo tratti ‘altri’ rispetto a noi continuamente mescolati a tratti ‘nostri’ qui portati all’estremo, egoismo capitalistico ed estetica kitsch, classe media ancora in crescita e costumi sessuali e consumi vistosi che erodono la morale ufficiale. Come se la modernizzazione portata dall’Occidente, prima per via coloniale poi economico-culturale, avesse voluto sperimentare qui tutte le contraddizioni, costruire in laboratorio tutte le alchimie e le mescolanze possibili, che da noi in Occidente sono limitate da fattori come la democrazia, il pluralismo, l’opinione pubblica.

Qualcuno ha sostenuto che il Duemila è un secolo che sta dentro il Novecento, porta all’estremo le contraddizioni culturali, sociali, politiche del secolo dei totalitarismi e delle guerre. E se avesse ragione? Se il futuro ‘altro’ che l’Asia ci indica fosse il ‘futuro alle spalle’ di Walter Benjamin?

Paolo Perulli

 

 

N.d.C. Paolo Perulli, già professore ordinario di Sociologia dei processi economici e del lavoro, è stato docente e visiting scholar nelle Università del Piemonte Orientale, IUAV, MIT, Paris Sud e Accademia di Architettura di Mendrisio.

Tra i suoi libri: con Massimo Cacciari, Piano economico e composizione di classe. Il dibattito sull'industrializzazione e lo scontro politico durante la NEP (Feltrinelli, 1975); con Bruno Trentin, a cura di, Il sindacato nella recessione. Modelli e tendenze delle politiche contrattuali in Occidente (De Donato, 1983); Modello high tech : innovazione e lavoro nell'industria americana dei computers (Fondazione Adriano Olivetti, 1985); con Mimmo Carrieri, a cura di, Il teorema sindacale. Flessibilità e competizione nelle relazioni industriali (il Mulino, 1985); Pirelli 1980-1985: le relazioni industriali. Negoziando l'incertezza (Franco Angeli, 1986); a cura di, Città della scienza e della tecnologia (Arsenale, 1989); Note sugli scenari sociali dell'area metropolitana milanese (IRES Lombardia, 1989); Società e innovazione. Teorie, attori e politiche in Italia e negli Stati Uniti (il Mulino, 1989); con Enrico Ciciotti, a cura di, Politiche urbane per una metropoli europea: Lione (AIM, 1990); a cura di, Le relazioni industriali nella piccola impresa (Franco Angeli, 1990); Atlante metropolitano. Il mutamento sociale nelle grandi città (il Mulino, 1992); con Enrico Ciciotti, I dilemmi della cooperazione in una città politecnica. Stoccarda (AIM, 1992); con Enrico Ciciotti, Pianificazione strategica e giochi olimpici a Barcellona (AIM, 1992); a cura di, Globale/locale. Il contributo delle scienze sociali (Franco Angeli, 1993; 2001); con Enrico Ciciotti e Raffaella Florio, Milano. Competizione senza strategie? (AIM, 1994); Atlas metropolitano. El cambio social en las grandes ciudades (Alianza editorial, 1995); con Enrico Ciciotti e Bertrand Bellon, Innovazione come strategia. Un manuale per le piccole e medie imprese (Franco Angeli, 1995); a cura di, Pianificazione strategica (Daest, 1997); a cura di, Neoregionalismo. L'economia-arcipelago (Bollati Boringhieri, 1998); La città delle reti. Forme di governo nel postfordismo (Bollati Boringhieri, 2000); a cura di, con Matteo Vegetti, La città. Note per un lessico socio-filosofico (Università della Svizzera italiana, Accademia di architettura, 2004); Piani strategici. Governare le città europee (Franco Angeli, 2004); La città. La società europea nello spazio globale (Bruno Mondadori, 2007); Visioni di città. Le forme del mondo spaziale (Einaudi, 2009); a cura di, con Angelo Pichierri, La crisi italiana nel mondo globale. Economia e società del Nord (Einaudi, 2010); a cura di, Il Veneto (Bruno Mondadori, 2010); Il dio contratto. Origine e istituzione della società contemporanea (Einaudi, 2012); a cura di, Nord. Una città-regione globale (il Mulino, 2012); a cura di, Terra mobile. Atlante della società globale (Einaudi, 2014); The urban contract. Community, governance and capitalism (Routledge, 2017); Perché falliscono le banche. Lo scontro tra capitalismo e società (goWare, 2018); Il debito sovrano. La fase estrema del capitalismo (La nave di Teseo, 2020); Nel 2050. Passaggio al nuovo mondo (il Mulino, 2021); a cura di, Economia della velocità (Silvana ed., 2022); con Luciano Vettoretto, Neoplebe, classe creativa, élite. La nuova Italia (Laterza, 2022).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri

R.R.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

02 DICEMBRE 2022

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti
Filippo Maria Giordano
Federica Pieri

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Conferenze & dialoghi

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2021: V. Magnago Lampugnani | G. Nuvolati
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

 

Gli incontri

2021: programma/1,2,3,4
2022: programma/1,2,3,4
 
 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021: online/pubblicazione
2022:

G. Nuvolati, Anche lo spazio fa la società, commento a: M. Bergamaschi, A. Lomonaco, Esplorare il territorio (FrancoAngeli 2022)

M. Agostinelli, Più ecologia, meno disuguaglianze, commento a: E. Scandurra, La svolta ecologica (DeriveApprodi 2022)

P. Vitillo, Urbanistica? Contrattare si può, commento a: L. Gaeta, Urbanistica contrattuale (FrancoAngeli, 2021)

O. de Leonardis, Le città sono persone che fanno cose, commento a: P. L. Crosta, C. Bianchetti, Conversazioni sulla ricerca (Donzelli 2021)

F. Governa, Un'idea di geografia, commento a: G. Dematteis, Geografia come immaginazione (Donzelli 2021)

R. Pavia, Le strade sono architetture (ma non solo), commento a: R. Secchi, L. Bochicchio, L’architettura della strada (Quodlibet 2020)

D. Patassini, Sul pensiero critico di Massimo Quaini, commento a: D. Poli et al. (a cura di), Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio (Firenze University Press 2021)

A. Balducci, Innovazione sociale e pianificazione, insieme, commento a: E. Manzini, Abitare la prossimità (Egea 2021)

G. Consonni, Le parole come abito morale, commento a: G. Scaramuzza, In fondo al giardino (Mimesis 2015)

G. Amendola, Progettare il futuro della città impresa, commento a: G. Dioguardi, L’impresa enciclopedia (Guerini Next 2022)

G. Pasqui, Case pubbliche: una questione aperta, commento a: A. Delera, E. Ginelli, Storie di quartieri pubblici (Mimesis 2022)

C. Olmo, Per una progressive age, riflessione a partire da: D. T. Rodgers, Atlantic Crossings (Harvard University Press 1998)

R. Budini Gattai, Abitare le città storiche, patrimoni viventi, commento a: I. Agostini, D. Vannatiello, Une ville à habiter (Eterotopia France 2022)

G. Fossa, Urbanistica a Milano tra guerra e dopoguerra, commento a: R. Busi, 1944-1946 Piani per la Milano del futuro ovvero La solitudine del tecnico (Maggioli 2020)

A. di Campli, Forme ed ecologie della coesistenza, commento a A. Gabbianelli, La differenza amazzonica (LetteraVentidue 2021)

M. C. Ghia, Roma: una città reale, molte immaginarie, commento a: P. O. Rossi, La città racconta le sue storie (Quodlibet 2021)

G. Consonni, Una città visionaria per catturare l'incanto, commento a: N. Dal Falco, Un viaggio alla Scarzuola (Marietti 2021)

L. P. Marescotti, Pianificare è necessario, nonostante tutto, riflessione a partire dai libri di: F. Schiaffonati (Lupetti 2021), P. Portoghesi (Marsilio, 2019), G. Piccinato (Roma-Tre Press), et al.

L. Rossi, La cartografia come spazio di vita, commento a: D. Poli, Rappresentare mondi di vita (Mimesis 2019)

C. Tedesco, Una cultura urbana che riparta dal vissuto, commento a: C. Cellamare, F. Montillo, Periferia. Abitare Tor Bella Monaca (Donzelli 2020)

M. Barzi, Indagare i margini, ovunque si trovino, commento a: J. L. Faccini, A. Ranzini, L’ultima Milano (Milano, Fondazione G. Feltrinelli 2021)

C. Mazzoleni, Riaffermare il ruolo dell'Urbanistica, Commento a: C. Doglio, Il piano aperto, a cura di S. Proli (Elèuthera 2021)

A. M. Brighenti, Il fascino discreto dell'interstizio urbano, commento a: B. Bonfantini, I. Forino, (a cura di), Urban interstices in Italy (Lettera Ventidue 2021)

R. Pavia, Il porto come soglia del mondo, commento a: B. Moretti, Beyond the Port City (Jovis 2020)

S. Sacchi, Lo spazio urbano è necessario, commento a L. Bottini, Lo spazio necessario (Ledizioni 2020)

D. Calabi, La "costituzione" degli ebrei di Roma, commento a: A. Yaakov Lattes, Una società dentro le mura (Gangemi 2021)

F. Ventura, Memoria dei luoghi ed estetica dell'Ircocervo, riflessione a partire da: G. Facchetti, C’era una volta a San Siro (Piemme, 2021) e P. Berdini, Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi 2020)

E. Scandurra, Il territorio non è una merce, commento a: M. Ilardi, Le due periferie (DeriveApprodi 2022)

A. Mela, Periferie: serve una governance coerente, commento a: G. Nuvolati, Alessandra Terenzi (a cura di), Qualità della vita nel quartiere di edilizia popolare a San Siro, Milano (Ledizioni 2021)

M. A. Crippa, Culto e cultura: una relazione complessa, commento a: T. Montanari, Chiese chiuse (Einaudi 2021)

V. De Lucia, La lezione del passato per il futuro di Roma, commento a: P. O. Rossi, La città racconta le sue storie (Quodlibet 2021)

M. Colleoni, Mobilità: non solo infrastrutture, commento a: P. Pucci, G. Vecchio, Enabling mobilities (Springer 2019)

G. Nuvolati, Una riflessione olistica sul vivere urbano, commento a: A. Mazzette, D. Pulino, S. Spanu, Città e territori in tempo di pandemia (FrancoAngeli 2021)

E. Manzini, Immaginazione civica, partecipazione, potere, commento a: M. d'Alena, Immaginazione civica (Luca Sossella 2021)

C. Olmo, Gli intellettuali e la Storia, oggi, commento a: S. Cassese, Intellettuali (il Mulino 2021); A. Prosperi, Un tempo senza storia (Einaudi 2021)

A. Bagnasco, Quale sociologia e per quale società?, commento a: A. Bonomi (a cura di), Oltre le mura dell’impresa (DeriveApprodi 2021)

R. Pavia, Le parole dell'urbanistica, commento a A. A. Clemente, Letteratura esecutiva (LetteraVentidue 2020)

G. Laino, L'Italia ricomincia dalle periferie, commento a: F. Erbani, Dove ricomincia la città (Manni 2021)

G. Consonni, La bellezza come modo di intendersi, commento a: M. A. Cabiddu, Bellezza. Per un sistema nazionale (Doppiavoce 2021)