Chiara Saraceno  
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UNA CASA DI TUTTI


Commento al libro di Antonella Agnoli



Chiara Saraceno


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Il grande tema dei prossimi anni è generare una città capace di cura. Per farlo serve necessariamente una nuova generazione di servizi collaborativi, ben collocati sul territorio, che di queste nuove comunità possono essere stimolo e infrastruttura di supporto” (A. Agnoli, La casa di tutti. Città e biblioteche, p. 55). Tra questi servizi, un ruolo importante è giocato dalle biblioteche, pensate non solo come deposito e prestito di libri, ma come luoghi aperti e accessibili a tutti e per le più svariate attività, luoghi che favoriscono non solo l’assorbimento, ma anche la produzione di cultura, la (ri)connessione di bisogni e interessi, senza separazioni artificiose tra ciò che è cultura e ciò che non lo è, così come tra culturale e sociale. La biblioteca va cioè intesa, appunto, come casa di tutti, sostiene Antonella Agnoli nel suo bel libro con questo titolo edito da Laterza nel 2023. Un lavoro basato non solo sulla sua esperienza diretta di direttrice e inventrice di biblioteche in Italia, ma sulla sua conoscenza di esperienze straordinarie in questo campo in giro per il mondo.

Biblioteche che ridefiniscono il proprio ruolo e la propria collocazione nella città a partire dall’architettura, che decostruisce l’idea di biblioteca come spazio chiuso e compartimentalizzato per settori disciplinari e/o di target dei lettori, ove l’unica o principale funzione è la consultazione e il prestito, preferibilmente in un ovattato silenzio, per diventare piazza polifunzionale (Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà è il titolo di un altro libro che Agnoli ha dedicato alle biblioteche), che può essere fruita anche da chi vuole fare (non solo ascoltare) musica, usare internet, vedere un film tra quelli della mediateca, prendere un caffè da solo o in compagnia, trovare sostegno per affrontare e superare le difficoltà scolastiche, seguire un corso, scoprire le opportunità del quartiere e della città in termini di servizi e offerte educative e culturali, persino, come nell’avveniristica biblioteca di Oslo, cucirsi un vestito o farsi la manicure. Luoghi belli e accoglienti, fisicamente accessibili, senza barriere architettoniche ma anche senza barriere di “funzioni” - in primis tra “culturale” e “sociale” - dove nessuno si senta estraneo.

Esempi di questi luoghi non si trovano solo nei paesi del Nord-Europa che da tempo hanno preso questa strada su cui investono fortemente anche dal punto di vista finanziario e coinvolgendo nella programmazione e nel disegno la cittadinanza. A Medellin, in Colombia, I nove Parchi bibliotecari sono uno straordinario esperimento culturale e sociale destinato in primo luogo alle persone, in particolare ragazze/i e giovani a rischio di marginalità e criminalità in un contesto dai conflitti tra i cartelli della droga. Film, mostre, spettacoli teatrali, sport - oltre alle tradizionali attività bibliotecarie - sono riusciti a distogliere molti di loro dalla criminalità organizzata, abbassando il tasso di analfabetismo e accrescendo quello relativo all'occupazione.

In forma più ridotta, e talvolta persino “eroica” perché affidata alla buona volontà e alla immaginazione di singoli bibliotecari/e, esperienze di trasformazione delle biblioteche in “case di tutti” si trovano anche in Italia. È il caso virtuoso, ad esempio, della biblioteca Sala Borsa a Bologna, la cui trasformazione in luogo polivalente e aperto alle connessioni è stata sostenuto dall’amministrazione comunale, o di quella, nuovissima (aperta nel 2022) di Lecce e subito diventata un punto di riferimento per la città e i cittadini. È il caso delle molte biblioteche che in diversi comuni partecipano al movimento delle “biblioteche sociali”, cioè delle biblioteche che sono pensate e organizzate come nodi della rete del welfare di comunità (si vedano, in proposito, gli articoli su questa esperienza che stanno uscendo su secondowelfare.it1).

In altri casi, tuttavia, la mancanza di sostegno, non solo finanziario, dell’amministrazione pubblica, unita a quella che Agnoli chiama “indifferenza burocratica” ha fatto fallire iniziative generose e chiudere preziosi, e spesso unici in quei luoghi, presidi culturali e sociali, come è avvenuto a Rosarno dopo il trasferimento dell’unica bibliotecaria. Del resto, ci ricorda Agnoli, in Italia ci sono 2.869 comuni senza biblioteche, senza che ciò venga percepito come un’assenza grave, una deprivazione di un livello minimo di risorse culturali.

“Meticciare” i luoghi, rompendo le divisioni funzionali, questo è il messaggio potente del libro di Agnoli. Come un supermercato può diventare anche un punto di book crossing e un museo può ospitare un ambulatorio medico (succede al Museo Egizio di Torino), una biblioteca può diventare anche un luogo in cui si possono sbrigare pratiche, trovare informazioni sulle offerte di lavoro o frequentare un corso di teatro, dove può trovare sede una “portineria di comunità”, dove ci si prende cura delle persone, dei loro bisogni e interessi. Naturalmente non esiste un modello unico. Occorre trovare la misura e una modalità adatta al contesto, a ciò che serve, alle alleanze che si possono stringere e alle risorse che si possono mobilitare. Ma perché ciò avvenga occorre che una biblioteca vada, appunto pensata come insieme casa di tutti e piazza che facilita gli incontri e le esperienze, al di fuori degli schemi che tuttora regolano non solo gli spazi e il loro uso, ma le definizioni professionali di chi in quegli spazi può stare.

Chiara Saraceno

 

 

Note
1) Il primo è uscito a gennaio 2024: https://www.secondowelfare.it/governi-locali/enti-locali/biblioteche-come-nuovi-luoghi-di-welfare/

 

N.d.C. – Professoressa emerita dell’Università degli Studi di Torino e dell’Institute for Social Research di Berlino e honorary fellow del Collegio Carlo Alberto, Torino, Chiara Saraceno ha condotto studi sulla famiglia, la questione femminile, la povertà e le politiche sociali. Nel 2005 è stata nominata Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. È presidente della Rete Italiana cultura popolare e co-coordinatrice di Alleanza per l’infanzia.

Tra i suoi libri più recenti: con Manuela Naldini, Sociologia della famiglia (3° ed. 2021); Mutamenti della famiglia e politiche sociali in Italia (2° ed. aggiornata; 2003); con Marzio Barbagli, Separarsi in Italia (il Mulino, 2002); con Giuseppe Laras, Onora il padre e la madre (il Mulino, 2010; 2013); con Manuela Naldini, Conciliare famiglia e lavoro. Vecchi e nuovi patti tra sessi e generazioni (il Mulino, 2011); Cittadini a metà. Come hanno rubato i diritti degli Italiani (Rizzoli, 2012); Coppie e famiglie. Non è questione di natura (Feltrinelli, 2012; 2016; 2023); Eredità (Rosenberg & Sellier, 2013); Il welfare. Modelli e dilemmi della cittadinanza sociale (il Mulino, 2013); Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi (Feltrinelli, 2015); Mamme e papà. Gli esami non finiscono mai (il Mulino, 2016); L'equivoco della famiglia (Laterza, 2017); con David Benassi and Enrica Morlicchio, Poverty in Italy. Features and drivers in a European perspective (Policy Press, 2020, versione italiana aggiornata La Povertà in Italia, il Mulino 2022); Il welfare. Tra vecchie e nuove disuguaglianze (il Mulino, 2021); Advanced introduction to family policy (Elgar, 2022).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.

 


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15 MARZO 2024

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Annamaria Abbate
Gilda Berruti
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Conferenze & dialoghi

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
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2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2021: V. Magnago Lampugnani | G. Nuvolati
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

 

Gli incontri

2021: programma/1,2,3,4
2022: programma/1,2,3,4
2023: programma/1,2,3,4
 
 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi
2022: Pier Luigi Cervellati

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021: online/pubblicazione
2022: online/pubblicazione
2023: online/pubblicazione
2024:

P. Salvadeo, Cosa può fare l'architetto?, commento a: A. Di Giovanni e J. Leveratto (a cura di), Un quartiere mondo (Quodlibet, 2022)

W. Tocci, Visibile-invisibile per il buongoverno urbano, commento a: A. Balducci(a cura di), La città invisibile (Feltrinelli, 2023)

I. Forino, Una casa (e un arredo) per tutti, commento a: G. Consonni, Il design prima del design (La Vita felice, 2023)

E. Ruspini, Intersezionalità e Teoria sociale critica, commento a: P. Hill Collins,Intersezionalità come teoria critica della società (UTET Università, 2022)

M. Caja, Il tempo fa l'architettura, commento a: A. Torricelli, Il momento presente del passato (FrancoAngeli, 2022)

A. Porrino, Biopolitica e governo delle condotte, commento a: O. Marzocca, Il virus della biopolitica (Efesto, 2023)

A. Bonaccorsi, La Storia dell'aerchitettura è la Storia, commento a: C. Olmi, Storia contro storie. Elogio del fatto architettonico, (Donzelli, 2023)

M. Venturi Ferriolo, La città vivente, commento a: S. Mancuso, Fitopolis, la città vivente (Laterza 2023)

G. Pasqui, Città: fare le cose assieme, commento a: B. Niessen, Abitare il vortice (Utet, 2023)