Lucia Nucci  
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ROMA, LA CITTÀ DELLE ISTITUZIONI


Commento al libro curato da A. Bruschi e P. V. Dell’Aira



Lucia Nucci


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La storiografia di Roma Capitale ha sottolineato come le sedi istituzionali e le funzioni urbane siano localizzate nella città senza un progetto preciso, senza alcuna costanza e continuità. La tesi sostenuta anche da Italo Insolera negli anni Sessanta trova un rinnovato interesse nella ricerca “Roma Capitale della Repubblica. Città, cittadini e istituzioni fra gestione dello Stato e progetto della metropoli”, di cui è responsabile scientifico Andrea Bruschi, con i colleghi del Laboratorio per lo studio di Roma contemporanea (QART) del Dipartimento di Architettura e Progetto (DiAP) dell’Università degli Studi Sapienza di Roma, esperti di psicologia sociale ed ambientale, dell’Istat, dell’Assessorato all’Urbanistica di Roma Capitale oltre a dottori di ricerca ed architetti. Il volume Roma città delle istituzioni. Strategie, piani e progetti, curato da Andrea Bruschi e Paola Veronica Dell’Aira per l’editore Quodlibet nel 2022 (collana DiAP PRINT/Progetti del Dipartimento di Architettura e Progetto DiAP di Roma), sintetizza alcuni esiti di questa esperienza riaprendo questioni tuttora irrisolte.

La struttura del libro si basa su una dialettica tra quanto emerge da sei mappe tematiche e dai diciassette saggi che guidano il lettore, anche non romano, alla comprensione delle complesse e stratificate vicende trattate. Lo scopo è quello di stimolare una riflessione critica sul suo futuro a partire dagli esiti compiuti, parzialmente realizzati o, più spesso, ancora oggi irrisolti.

Le sei mappe diacroniche, curate da Francesca Romana Castelli e Giovanni Rocco Cellini, ricercano delle “figure urbane unitarie” utilizzando una tecnica di lettura di tipo tradizionale, ultimamente poco praticata, che mette in luce gli edifici istituzionali sia nel sistema dei vuoti generato dal costruito e dai tessuti, sia rispetto agli usi funzionali complementari (servizi, accessibilità, ecc.). Questo criterio di rappresentazione della progettazione urbana (Gordon Cullen,…) è particolarmente utile se applicato nella città contemporanea del frammento per aiutare e rieducare l’occhio e la mano del progettista a comprenderne l’evoluzione della configurazione della città.

Lo sviluppo della capitale è articolato in tre fasi: Roma Capitale del Regno (1870-1922); Roma Capitale del regime fascista (1922-1944); Roma Capitale della Repubblica (1946-2022). Per ciascuna fase sono state elaborate due mappe per rappresentare la localizzazione degli edifici sedi direzionali dello Stato. La prima mappa ricerca la figura urbana unitaria a partire dagli edifici istituzionali e dagli interventi che si sono realizzati contestualmente: le strade, le piazze, i vuoti urbani. La seconda mappa rilegge la presenza di questa figura urbana unitaria rispetto alla complessiva espansione della città: le infrastrutture quali le linee ferroviarie, reti stradali e fognarie; le attrezzature ed i servizi collettivi quali gli ospedali, i mercati, i magazzini generali, il mattatoio, il gasometro, il carcere,…; gli edifici per la cultura, per lo sport ed il tempo libero quali i musei, i teatri, la biblioteca nazionale, gli stadi, l’ippodromo,... ed i nuovi quartieri residenziali dell’Istituto Case Popolari ICP, del Piano INA-Casa, dell’Istituto Nazionale Case Impiegati dello Stato INCIS, dei piani di zona.

Il contributo di Piero Ostilio Rossi, a partire dalla lettura delle mappe e dalle storie delle localizzazioni delle sedi istituzionali, mette in luce come le “figure urbane unitarie” ricercate emergano con una certa chiarezza nella prima fase tra il 1870 ed il 1922 per poi dissolversi nelle fasi successive tra il 1922 ed i giorni nostri in attesa di una ricomposizione.

Nella prima fase di Roma Capitale della Repubblica (1870 - 1922), le sedi istituzionali sorgono nel quadrante centrale della città orientando lo sviluppo intorno alla Stazione Termini. La localizzazione è lungo il tridente in edifici preesistenti, proprietà religiose espropriate e lungo l’asse dal Quirinale a Porta Pia in edifici realizzati successivamente. Fanno eccezione a questo criterio localizzativo il Palazzo di Giustizia, che sorge al di là del Tevere, ed il Palazzo delle Casse di Risparmio Postali, nell’attuale Piazza Dante. Di grande importanza è la realizzazione di una “prima rete ferroviaria” che, riunificando le linee esistenti e costruendo la nuova stazione Termini, si configura come una porta di accesso alla città. Il saggio prosegue esaminando: la realizzazione dell’asse di collegamento Est - Ovest di via Arenula - viale del Re con la localizzazione dei due ministeri della Giustizia e della Pubblica Istruzione; l’espansione della città nella Piazza d’Armi con la proposta, non attuata, di realizzare quattro nuovi ministeri.

Nella seconda fase di Roma Capitale del regime fascista (1922 - 1944) si consolida la localizzazione in edifici del centro storico e lungo l’asse dal Quirinale a Porta Pia, con l’eccezione della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Gran Consiglio del fascismo che vengono localizzati a Palazzo Venezia in una posizione più baricentrica. Si assiste, inoltre, ad una dispersione di alcune funzioni: il Ministero dell’Aeronautica tra la Stazione Termini e Castro Pretorio; il Palazzo della Farnesina nell’area del Foro Mussolini ed il Ministero dell’Africa sul viale Aventino. Si disegna un nuovo asse Nord - Sud di collegamento tra il Foro Mussolini, i Fori Imperiali e nel quadrante orientale la Città Universitaria, l’Esposizione Universale Romana EUR.

Nella terza fase, Roma Capitale della Repubblica (1946 – 2022), all’indomani del referendum del 1946 con il passaggio dello Stato dalla monarchia alla Repubblica si mantengono le stesse localizzazioni con l’eccezione del trasferimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei servizi annessi nell’odierna sede di Palazzo Chigi in Piazza Colonna adiacente alla Camera dei Deputati. Questa localizzazione nel tessuto storico compatto contribuisce a determinare “uno spazio urbano ancora più congestionato”. Nel Piano Regolatore del 1962-’65 si prevede di trasferire le funzioni direzionali concentrandole nel cosiddetto Sistema Direzionale Orientale che assumerà varie figure urbane come quella dell’Asse Attrezzato. Nel tempo la scelta sarà quella di mantenere le sedi del potere dello Stato nel centro storico di Roma e di non realizzare i comparti direzionali sebbene previsti dagli strumenti urbanistici vigenti.

Paola Veronica Dell’Aira nel saggio Liberarsi del peccato “capitale” evoca delle immagini attuali: “…tutto è contraddizione a Roma; la convivenza bimillenaria dei mondi della potenza della Roma antica e dell’autorità della Roma papale; la chiarezza di un disegno coerente stentava ad affiorare nella stratificazione dei molteplici livelli; l’esigenza della Capitale di aprirsi al mondo non solo rispetto alla dimensione regionale ma anche come volontà di produrre una struttura significativa; la variante del 1974 al PRG del 1962-’65 che dimezza le cubature dello SDO; l’acquisizione del comprensorio direzionale di Pietralata con un impegno di spesa di 120 miliardi di Lire di cui 65 a carico dello Stato…”

Le distonie nell’impianto istituzionale agli esordi di Roma Capitale sono ben descritte da Gianpaolo Spirito: la divergenza di intenti tra lo Stato e l’Amministrazione Comunale; il ricorso a soluzioni estemporanee in un contesto stratificato, con un centro caratterizzato orograficamente, denso di monumenti e di resti archeologici; le scelte come espressione di schieramenti politico economici.

Andrea Bruschi sottolinea come la realizzazione dei muraglioni con le due infrastrutture viarie di attraversamento della città Nord-Sud ai margini del fiume Tevere abbia consentito di realizzare quella Roma moderna fino al Mare Tirreno voluta da Mussolini senza i vincoli della città antica, gli sventramenti e i tempi dell’archeologia. Su questo asse si localizzano puntualmente alcune sedi amministrative. Molto accurata è la ricostruzione delle vicende legate al Piano per la Roma Imperiale documentata dagli schemi disegnati di Gustavo Giovannoni, Luigi Piccinato, Eugenio Fuselli, Cesare Valle, Marcello Piacentini, Luigi Moretti che introducono un’ipotesi di sviluppo lineare nella dimensione territoriale. Sono, inoltre, illustrate le vicende legate all’indicazione del Piano Regolatore Generale del 1962-‘65 di salvaguardare il centro storico con il decentramento di una parte delle attività ad Est nel Sistema Direzionale Orientale SDO lungo il nuovo Asse stradale Attrezzato. Nel volume è richiamata la ricchissima sperimentazione architettonica “tutta romana” che ha prodotto un insieme di studi, di elaborati e di ipotesi progettuali bene documentati con disegni, con fotografie dei plastici e dei protagonisti.

Luca Porqueddu – nel saggio Contesto, spazio e simbolo della Roma radiocentrica. Dalla tabula peutingeriana alla città politica del gruppo romano – dopo un approfondito excursus storico osserva come la strategia del piano del 1962-‘65 sia quella della “nuova fondazione” in discontinuità con le precedenti strategie di densificazione, di diradamento e stratificazione della città palinsesto, per poi riprendere alcuni contenuti del dibattito sulla città politica promosso da Franco Purini con, tra gli altri, Alessandro Anselmi, Francesco Cellini, Claudio D’Amato. La storia di Pietralata moderna è ricostruita come esempio di un fallimento del principale programma dell’urbanistica romana del dopoguerra, come esempio di distonia tra pianificazione e attuazione, fra volontà politica, attività della Pubblica amministrazione e realtà dei fatti.

Il contributo di Giorgio Pulcini – nel suo Il Polo est (agro-dolce). Il programma dell’assessorato all’urbanistica 2016-2021 – sintetizza i contenuti del “programma Anello Verde” promosso dall’Assessorato all’Urbanistica (2016 – 2021) che prevede la chiusura ad Est della “cintura dei parchi” con lo stralcio di nuove cubature nelle aree SDO Casilino e Centocelle, la ridefinizione degli interventi di Pietralata, il nuovo assetto dell’ambito ferroviario Tiburtino. Di grande interesse è l’aver inserito delle immagini presenti nella filmografia nazionale che ricostruiscono l’immaginario del settore Est della città: i fotogrammi dei film Accattone e Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, Roma e La dolce vita di Federico Fellini, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri.

Il saggio di Luca Montuori – Il Polo est. La nuova dimensione urbana nelle politiche di Roma Capitale –, qui in veste di Assessore all’Urbanistica, illustra le intenzioni politiche dell’Amministrazione relativamente al settore Est, alle aree tra la stazione dell’Alta Velocità di Tiburtina e lo SDO comparto di Pietralata. Tra gli obiettivi strategici perseguiti vi è la proposta di riqualificare parti di città oggi separate con un nuovo strumento unitario, un piano di indirizzo, lo Schema di Assetto dell’Anello Verde (2020), che cerca di far collaborare soggetti istituzionali diversi nella pianificazione di medio-lungo periodo e di indirizzare gli investimenti di natura pubblica e privata.

Il saggio conclusivo di Andrea Bruschi pone un interrogativo progettuale aperto all’amministrazione ed ai progettisti partendo dall’incompiutezza dei comprensori del Sistema Direzionale Orientale SDO nei quali si sarebbe dovuta costruire la città delle istituzioni, già realizzata altrove. L’autore contropropone, provocatoriamente, una complessiva rigenerazione del comparto urbano con una nuova centralità il cui elemento caratterizzante diviene lo spazio aperto nelle sue diverse declinazioni. Questa tesi è sostenuta con alcune esemplificazioni progettuali sviluppate anche nell’ambito di seminari di dottorato e nei laboratori di Laurea della Facoltà di Architettura.

Il volume offre al lettore una storia molto articolata che non sembra essere stata del tutto raccontata. I saggi, il ricco apparato iconografico, l’ampia bibliografia presente nelle note sono alcuni tra gli strumenti che autori e curatori mettono a disposizione di quanti sono chiamati a sviluppare nella ricerca, ma soprattutto nella pratica progettuale ed amministrativa, queste complesse tematiche.

Lucia Nucci

 

 

N.d.C. - Lucia Nucci, architetto, dottore di ricerca, è professore associato di urbanistica presso il Dipartimento di Architettura, Università di Roma Tre, coordina e partecipa ad attività di ricerca internazionali e nazionali. E’ membro del collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in "Architettura, Città, Paesaggio" e del comitato editoriale della rivista “Urbanistica” dell’Istituto Nazionale di Urbanistica INU. Ha insegnato come visiting professor presso qualificati atenei e istituti di ricerca esteri (The Bartlett School - University College of London UCL, University of Lisbon,…).

Ha indirizzato le sue ricerche e la sua attività di progettista sui temi del sistema del verde urbano e dello spazio pubblico come componente fondativa nel piano urbanistico. Tra le sue pubblicazioni: Reti verdi e disegno della città contemporanea. La costruzione del nuovo piano di Londra (Gangemi, 2004); Verde di prossimità e disegno urbano : le open space strategies ed i local development frameworks dei 32+1 Boroughs di Londra (Gangemi, 2012); Regole o non regole del progetto del verde in aree inquinate (Maggioli, 2022).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

01 SETTEMBRE 2023

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Conferenze & dialoghi

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2021: V. Magnago Lampugnani | G. Nuvolati
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

 

Gli incontri

2021: programma/1,2,3,4
2022: programma/1,2,3,4
2023: programma/1,2,3,4
 
 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi
2022: Pier Luigi Cervellati

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021: online/pubblicazione
2022: online/pubblicazione
2023:

G. Azzoni, Per un'etica della forma architettonica, commento a: M. A. Crippa, Antoni Gaudì / Eladio Dieste. Semi di creatività nei sistemi geometrici (Torri del vento, 2022)

S. Spanu, Sociologia del territorio: quale contributo?, commento a: A. Mela, E. Battaglini (a cura di), Concetti chiave e innovazioni teoriche della sociologia dell’ambiente e del territorio del dopo Covid-19 ("Sociologia urbana e rurale", n. mon. 127/2022)

F. Camerin, La dissoluzione dell'urbanistica spagnola, commento a: M. Fernandez Maroto, Urbanismo y evolución urbana de Valladolid (Universidad de Valladolid, 2021)

M.Bernardi, Il futuro è nel glocalismo, commento a: P.Perulli, Nel 2050. Passaggio al nuovo mondo (il Mulino, 2021)

F.Ventura, Edifici, città e paesaggi biodegradabili, commento a: V. De Lucia, L’Italia era bellissima (DeriveApprodi, 2022)

M. Ruzzenenti, La natura? Un'invenzione dei tempi moderni, commento a: B. Charbonneau, Il Giardino di Babilonia (Edizioni degli animali, 2022)

G. Nuvolati, Il design è nei territori, commento a: A. Galli, P. Masini, I luoghi del design in Italia (Baldini & Castoldi, 2023)

C.Olmo, Un'urbanistica della materialità e del silenzio, commento a:C. Bianchetti, Le mura di Troia (Donzelli, 2023)

E. Scandurra, Dalle aree interne un'inedita modernità, commento a: L. Decandia,Territori in trasformazione (Donzelli, 2022)

M. Brusatin, Parlare al non-finito & altro, commento a: L. Crespi, Design del non-finito (Postmedia, 2023)

H. Porfyriou, L'urbanistica tra igiene, salute e potere, commento a: G. Zucconi, La città degli igienisti (Carocci, 2022)

G. Strappa, Ogni ricostruzione è progetto, note a partire a: E. Bordogna, T. Brighenti, Terremoti e strategie di ricostruzione (LetteraVentidue, 2022)

L. Bifulco, Essere preparati: città, disastri, futuro,
commento a: S. Armondi,
A. Balducci, M. Bovo,
B. Galimberti (a cura di), Cities Learning from a Pandemic: Towards Preparedness (Routledge, 2022)

A. Bruzzese, Una piazza per ogni scuola, commento a: P. Pileri, C. Renzoni, P. Savoldi, Piazze scolastiche (Corraini, 2022)

C. Sini, Più che l'ingegnere, ci vuole il bricoleur, commento a: G. Pasqui, Gli irregolari (FrancoAngeli, 2022)

G. De Luca, L'urbanistica tra politica e comorbilità, commento a: M. Carta, Futuro (Rubbettino, 2019)

F. Erbani, Una linea rossa per il consumo di suolo, commento a: V. De Lucia, L’Italia era bellissima (DeriveApprodi, 2022)

F. Ventura, L'urbanistica fatta coi piedi, commento a: G. Biondillo, Sentieri metropolitani (Bollati Boringhieri, 2022)

E. Battisti, La regia pubblica fa più bella la città, commento a: P. Sacerdoti, Via Dante a Milano (Gangemi, 2020)

G. Nuvolati, Emanciparsi (e partecipare camminando), commento a: L. Carrera, La flâneuse (Franco Angeli, 2022)

P. O. Rossi, Zevi: cinquant'annidi urbanistica italiana, commento a: R. Pavia, Bruno Zevi (Bordeaux, 2022)

C. Olmo, La memoria come progetto, commento a: L. Parola, Giù i monumenti? (Einaudi, 2022); B. Pedretti, Il culto dell’autore (Quodlibet, 2022); F. Barbera, D. Cersosimo, A. De Rossi (a cura di), Contro i borghi (Donzelli, 2022)

A. Calafati, La costruzione sociale di un disastro, commento a: A. Horowitz, Katrina. A History, 1915-2015 (Harvard University Press, 2020)

B. Bottero, Città vs cittadini? No grazie, commento a: M. Bernardi, F. Cognetti e A. Delera, Di-stanza. La casa a Milano (LetteraVentidue, 2021)

F. Indovina, La città è un desiderio, commento a: G. Amendola, Desideri di città (Progedit, 2022)

A. Mazzette, La cura come principio regolatore, F. C. Nigrelli (a cura di), Come cambieranno le città e i territori dopo il Covid-19 (Quodlibet Studio, 2021)

P. Pileri, La sostenibilità tradita ancora, commento a: L. Casanova, Ombre sulla neve. Milano-Cortina 2026 (Altreconomia, 2022)

A. Muntoni, L'urbanistica, sociologia che si fa forma, commento a: V. Lupo, Marcello Vittorini, ingegnere urbanista (Gangemi, 2020)